Tinder, Hinge e altre piattaforme di incontri della società tecnologica statunitense Match Group, incoraggiano l’uso “compulsivo” con le loro caratteristiche di dipendenza. A sostenerlo è un’azione legale collettiva intentata mercoledì presso il tribunale federale della California, negli Stati Uniti.
La causa di sei utenti, intentata il giorno di San Valentino, sostiene che Match Group progetta intenzionalmente le sue app di appuntamenti con funzionalità simili a giochi per “bloccare gli utenti in un perpetuo ciclo pay-to-play“. In questo modo denunciano che l’azienda dà priorità ai propri profitti rispetto all’offerta di aiutare i propri utenti a trovare relazioni sentimentali.
Pertanto, i clienti sono costretti ad acquistare abbonamenti sempre più costosi con funzionalità speciali che promettono romanticismo e coppie, trasformandoli, secondo il documento, in “tossicodipendenti”.
“Il modello di business di Match si basa sulla generazione di profitti attraverso la monopolizzazione dell’attenzione degli utenti, e Match ha assicurato il suo successo sul mercato alimentando la dipendenza dalle app di appuntamenti che generano abbonamenti costosi e uso perpetuo”, affermano i ricorrenti.
Sottolineano inoltre che le applicazioni del gruppo “impiegano caratteristiche riconosciute di prodotti che manipolano la dopamina” per trasformare gli utenti in “giocatori intrappolati nella ricerca di ricompense psicologiche che Match rende volutamente sfuggenti”.
Sebbene le app di Match Group siano destinate agli adulti, cause simili sono state intentate contro altre società tecnologiche per aver danneggiato la salute mentale dei giovani attraverso app anch’esse considerate che creano dipendenza.
In questo contesto, Meta, la società madre di Facebook e Instagram, lo scorso ottobre ha dovuto affrontare una causa da parte di decine di stati con l’accusa di implementare deliberatamente funzioni dannose che causano dipendenza nei bambini e negli adolescenti.