Un giovane scopre 1,5 milioni di nuovi oggetti spaziali analizzando i dati della NASA
Matteo Paz, uno studente delle scuole superiori con una formazione autodidatta in programmazione e intelligenza artificiale, ha compiuto un’impresa senza precedenti nel campo dell’astronomia moderna. Analizzando archivi storici della NASA, accumulati nel corso di oltre un decennio e rimasti finora inutilizzati a causa della loro enorme mole, il giovane ha identificato 1,5 milioni di nuovi oggetti spaziali variabili. Un risultato che potrebbe segnare una svolta nell’esplorazione e comprensione dell’universo.
L’impresa di Paz ha preso forma grazie al supporto dell’astronomo Davy Kirkpatrick del Centro di Analisi e Processamento Dati Infrarossi (IPAC), che gli ha concesso l’accesso ai dati raccolti dal telescopio NEOWISE, attivo da anni nel monitoraggio del cielo attraverso rilevazioni a infrarossi. Il telescopio ha raccolto una quantità straordinaria di dati termici su stelle, quasar e oggetti variabili, dati troppo complessi e voluminosi per essere analizzati con metodi tradizionali.
L’approccio innovativo di Paz si è rivelato determinante: ha saputo unire scienza dei dati, machine learning e una passione giovanile incontenibile per il cosmo, trasformando una curiosità adolescenziale in una scoperta scientifica di rilievo mondiale.
Un algoritmo sviluppato in sei settimane rivoluziona la mappatura dell’universo
Per affrontare l’enorme quantità di dati, Matteo Paz ha deciso di sviluppare un proprio algoritmo di apprendimento automatico. In appena sei settimane, ha creato uno strumento capace di rilevare sottili variazioni nella luminosità degli oggetti celesti nel tempo. Queste variazioni, note come “variabilità”, sono spesso segnali di fenomeni astrofisici come esplosioni stellari, transiti planetari o la presenza di sistemi binari nascosti.
La straordinarietà dell’algoritmo risiede non solo nella sua capacità di gestire enormi quantità di dati, ma anche nella sua accuratezza nell’identificare pattern significativi tra miliardi di registrazioni. Il risultato è una delle più vaste espansioni nella mappatura dell’universo mai realizzate in un singolo studio: 1,5 milioni di oggetti variabili potenzialmente mai osservati prima.
Secondo l’astronomo Kirkpatrick, il progetto dimostra le enormi potenzialità dell’intelligenza artificiale applicata all’astrofisica, soprattutto quando viene guidata da giovani menti formate all’intersezione tra informatica e scienza. Quanto iniziato come un progetto scolastico potrebbe presto rappresentare la base per nuove ricerche astronomiche, aprendo strade inedite alla comprensione del nostro universo.