Un fenomeno che tutti crediamo di conoscere nasconde in realtà molto più di ciò che appare.
Ogni volta che in cielo appare un arcobaleno, abbiamo l’impressione di assistere a qualcosa di quasi magico. Eppure, ciò che vediamo non è affatto un semplice arco colorato, né un disegno sospeso tra nuvole e luce. Dietro quel gioco di tonalità brillanti c’è un fenomeno ottico molto più complesso, determinato da condizioni atmosferiche precise e da un ruolo fondamentale: quello della posizione dell’osservatore.
La scienza, infatti, spiega chiaramente perché un arcobaleno non si trovi mai in un punto esatto e perché non sia possibile toccarlo, nonostante sembri materializzarsi proprio davanti ai nostri occhi.
Cosa succede davvero quando compare un arcobaleno
Gli arcobaleni non si formano ovunque e in qualunque momento. Perché compaiano è necessario che la luce del sole attraversi gocce d’acqua presenti nell’aria: ed è per questo che li possiamo osservare dopo un temporale o nelle vicinanze di una cascata. Ma non basta. Il sole deve trovarsi basso nel cielo, a un’angolazione inferiore ai 42° rispetto all’orizzonte, mentre pioggia, nebbia o altre fonti di minuscole gocce devono trovarsi esattamente di fronte a chi osserva.
Un altro dettaglio sorprendente riguarda la forma. Anche se da terra li percepiamo come archi, gli arcobaleni sono in realtà dei cerchi completi. Ne vediamo solo una parte perché la superficie terrestre limita il nostro campo visivo, ma da un aereo, nelle condizioni ideali, è possibile ammirarne l’anello intero. All’alba o al tramonto, quando il sole si trova esattamente all’orizzonte, l’arco appare più ampio, mentre nelle altre ore della giornata si riduce a un segmento.

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La loro formazione dipende da due fenomeni fondamentali: dispersione e rifrazione. La luce del sole, che appare bianca ai nostri occhi, è in realtà composta da uno spettro di colori. Quando questa entra in una goccia d’acqua, le diverse lunghezze d’onda si separano: il viola si piega di più, il rosso di meno. È così che i colori, riflessi internamente sulla superficie sferica della goccia, tornano verso l’osservatore disponendosi in un ordine preciso: viola in basso, poi indaco, blu, verde, giallo, arancione e infine rosso nella parte più alta.
Ciò che percepiamo in cielo non è quindi un oggetto fisico, ma la somma della luce riflessa da milioni di gocce d’acqua. Un fenomeno ottico che sembra magia, ma che la scienza riesce a spiegare con una precisione affascinante.
Arcobaleno, cos'è e come si forma: la scienza rivela, non è un arco colorato (anche se ti sembra così) - notiziein.it






