Claudio Ranieri rinuncia alla Nazionale: una scelta di coerenza e integrità
Claudio Ranieri, simbolo di correttezza e coerenza nel mondo del calcio, ha deciso di rifiutare la panchina della Nazionale italiana. La proposta della FIGC, che lo avrebbe visto subentrare a Luciano Spalletti come commissario tecnico dell’Italia, è stata declinata dall’ex allenatore della Roma, nonostante rappresentasse un’opportunità irripetibile per chiunque nel suo ruolo. Una scelta netta, motivata da principi solidi e dalla volontà di evitare anche solo l’ombra di un conflitto d’interessi.
Ranieri e il calcio dei valori: quando la parola data conta più di tutto
In un mondo calcistico spesso segnato da cambiamenti improvvisi, promesse non mantenute e instabilità contrattuale, Ranieri si distingue ancora una volta come figura rara. La sua è stata una decisione controcorrente: rinunciare alla possibilità di guidare la Nazionale italiana di calcio, per rispetto verso un impegno già assunto con la AS Roma e la famiglia Friedkin, che gli hanno affidato il ruolo di consulente tecnico.
Nel contesto attuale del calcio italiano, caratterizzato da oltre 200 fallimenti societari negli ultimi 25 anni, il comportamento di Ranieri appare quasi anacronistico. Ma proprio per questo motivo assume un valore ancora maggiore: è l’ennesima dimostrazione di come l’allenatore romano continui a rappresentare una figura di riferimento, capace di anteporre l’etica professionale a qualsiasi ambizione personale.
Il conflitto d’interessi evitato: una riflessione sul doppio ruolo
Accettare il doppio incarico – commissario tecnico e consulente della Roma – avrebbe esposto Ranieri a critiche e sospetti costanti. La sua decisione, quindi, è stata anche un modo per tutelare l’integrità della Nazionale e della propria figura professionale.
Il rischio più evidente sarebbe stato quello di incorrere in accuse di favoritismi o di scelte influenzate da interessi di club, specie in situazioni particolarmente sensibili come le convocazioni o la gestione degli impegni ravvicinati. Come ha scritto il giornalista Matteo Pinci su “Repubblica”: “Immaginate se, in ottobre, la Nazionale scegliesse di schierare molti giocatori dell’Inter per due partite importanti, appena quattro giorni prima di Roma-Inter: siamo davvero immuni dal sospetto?”.
In un Paese dove la dietrologia sportiva è pratica comune e il sospetto corre sempre più veloce della realtà, Ranieri ha scelto di non alimentare polemiche inutili, preferendo rimanere lontano da un ruolo tanto prestigioso quanto rischioso.
Un precedente illustre: il caso Lippi del 2016
Il gesto di Ranieri ricorda quello di Marcello Lippi, che nel 2016 rinunciò al ruolo di Direttore Tecnico della Nazionale italiana proprio per evitare un possibile conflitto d’interessi legato all’attività del figlio Davide, noto procuratore sportivo. Anche in quel caso, la reputazione personale e il rispetto per l’immagine del calcio italiano ebbero la meglio sulle ambizioni professionali.
Ranieri, una carriera fatta di successi e integrità
Ranieri non è solo ricordato per la storica impresa con il Leicester City, culminata nella vittoria della Premier League nel 2016, ma anche per il suo stile sempre misurato, leale e rispettoso. La sua ultima avventura sulla panchina della Roma è stata un’altra pagina di calcio vissuto con passione e dedizione, che ha ulteriormente rafforzato il legame con la tifoseria e la proprietà del club capitolino.
Un esempio per il calcio italiano: etica prima dell’ambizione
In un’Italia che si prepara, tra dubbi e incertezze, a un’altra importante fase di transizione calcistica, la figura di Claudio Ranieri si erge come un esempio da seguire. La sua scelta rappresenta un gesto nobile e raro, un insegnamento per i più giovani e per tutti coloro che gravitano nel mondo dello sport professionistico.
Mentre il calcio italiano si interroga sul prossimo commissario tecnico e sulle prospettive della Nazionale, resta il valore simbolico della rinuncia di Ranieri: la dimostrazione concreta che l’etica può e deve ancora avere un ruolo centrale nel calcio moderno.
Claudio Ranieri ha scelto ancora una volta di essere fedele a se stesso. In un calcio sempre più dominato da logiche di interesse e compromessi, la sua decisione di rifiutare la guida della Nazionale per onorare la parola data alla Roma lo conferma come uno degli ultimi interpreti di un calcio fatto di valori, rispetto e coerenza. Un modello per il futuro del calcio italiano, in campo e fuori.