Jack Betts è morto: addio al volto cult degli spaghetti western

  • Chi era davvero Jack Betts?
  • Cosa ha reso celebri i suoi film western italiani?
  • Qual è stata la sua eredità nel cinema tra USA e Cinecittà?

Jack Betts è morto a 96 anni: addio al volto iconico degli spaghetti western

Si è spento nel sonno all’età di 96 anni l’attore Jack Betts, volto iconico del cinema western all’italiana. La notizia della sua scomparsa, avvenuta giovedì 19 giugno 2025 nella sua casa di Los Osos, California, è stata resa pubblica dal nipote Dean Sullivan tramite il portale statunitense The Hollywood Reporter.

Una carriera lunga sette decenni tra Broadway, Cinecittà e Hollywood

Nato l’11 aprile 1929 a Jersey City, nel New Jersey, Jack Fillmore Betts – che sosteneva di essere un lontano parente del tredicesimo presidente degli Stati Uniti, Millard Fillmore – si trasferì a Miami con la famiglia all’età di 10 anni. Fu proprio lì, dopo aver assistito alla proiezione di Cime tempestose con Laurence Olivier, che nacque la sua passione per il teatro e la recitazione.

Negli anni ’50 si trasferì a New York, dove studiò presso l’Actors Studio, sotto la direzione di Elia Kazan, e calcò le scene di Broadway in produzioni prestigiose come Richard III e Cat on a Hot Tin Roof.

Il successo in Italia come Hunt Powers nei film spaghetti western

La popolarità internazionale arrivò negli anni ’60 grazie all’Italia e al genere degli spaghetti western. Con lo pseudonimo di Hunt Powers, Betts divenne un nome noto tra il pubblico europeo.

Il suo esordio in questo filone avvenne con Sugar Colt (1966) di Franco Giraldi, un ruolo ottenuto fingendo abilità equestri e da pistolero, poi realmente apprese in un ranch di John Wayne. Da quel momento, l’attore partecipò a una lunga serie di pellicole che hanno segnato l’epoca d’oro del western italiano:

  • La più grande rapina del West (1967)
  • Inginocchiati straniero… I cadaveri non fanno ombra! (1970)
  • Quel maledetto giorno d’inverno… Django e Sartana all’ultimo sangue (1970)
  • Arrivano Django e Sartana… è la fine (1970)
  • Giù le mani… carogna! (Django Story) (1971)
  • Giù la testa… hombre! (1971)
  • Per una bara piena di dollari (1971)
  • …e lo chiamarono Spirito Santo (1971)

Un attore eclettico tra soap opera, cinema d’autore e blockbuster

Sebbene non abbia mai raggiunto la fama planetaria di colleghi come Clint Eastwood, Betts seppe mantenere una carriera longeva e trasversale. Ironico sul proprio percorso, nel 2021 raccontava:

“Alloggiavamo in hotel vicini. Lui andava sul suo monte a girare i suoi western, io sul mio. Ma i suoi film uscivano ovunque, i miei ovunque tranne che in Canada e in America”.

Negli Stati Uniti recitò in diverse soap opera, mentre nel cinema americano tornò alla ribalta negli anni ’90 e 2000 con ruoli significativi in:

  • Demoni e dei (1998), nel ruolo dell’iconico Boris Karloff
  • Spider-Man (2002) di Sam Raimi, in cui interpretò Henry Balkan, membro del consiglio di Oscorp, vittima del Green Goblin

Un’amicizia profonda con Doris Roberts durata oltre 30 anni

Un capitolo toccante della vita di Jack Betts è legato alla sua lunga e intensa amicizia con Doris Roberts, indimenticabile interprete della madre di Raymond nella sitcom Tutti amano Raymond. I due si conobbero nel 1954 all’Actors Studio e condivisero una casa a Hollywood Hills dal 1988.

Pur non essendo mai stati una coppia romantica, vissero un rapporto di grande affetto, stima e complicità:

“Siamo stati migliori amici fino alla fine. Abbiamo vissuto momenti meravigliosi insieme”, dichiarò Betts dopo la morte dell’attrice nel 2016.

L’eredità artistica di Jack Betts

Con una carriera che ha attraversato sette decenni, tra teatro, cinema europeo e americano, televisione e produzioni indipendenti, Jack Betts lascia un’eredità fatta di versatilità, passione e dedizione alla recitazione. È ricordato non solo come protagonista dei western all’italiana, ma anche come attore capace di reinventarsi costantemente, rimanendo attivo fino a tarda età.

Il suo nome, per molti cinefili e appassionati di cult, resterà legato a quel periodo in cui Cinecittà era il Far West europeo, e gli eroi cavalcavano tra sabbie, polvere e sparatorie, con il fascino inconfondibile di una stagione irripetibile del cinema.