Un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), dell’Instituto Tecnológico y de Energías Renovables e dell’Instituto Volcanológico de Canarias ha condotto un nuovo studio sull’eruzione del vulcano Cumbre Vieja (La Palma, isole Canarie), utilizzando osservazioni qualitative e quantitative dell’attività del cratere Tajogaite.
Attività esplosiva dei vulcani
L’eruzione ha avuto una grande variabilità nell’emissione di lapilli e cenere, che ha fornito importanti informazioni sulla caratterizzazione fisica dell’attività esplosiva dei vulcani, anche di quelli italiani. I ricercatori hanno utilizzato telecamere ad alta definizione e ad alta velocità per misurare il flusso di lapilli eruttati, con una velocità media di espulsione del materiale piroclastico compresa tra i 5 e i 50 metri al secondo, con picchi fino a oltre 220 metri al secondo.
Le marcate differenze nell’attività esplosiva sono state imputate all’interazione tra vari fattori, tra cui il flusso di magma dal profondo, l’apporto di gas, il diametro del condotto eruttivo e la presenza di materiale più freddo e solidificato all’interno dei condotti.
Misurare l’attività esplosiva dei vulcani
La presenza di diverse bocche eruttive attive contemporaneamente ha fatto sì che il magma e il gas si ripartissero in modo differente tra di loro. Le misurazioni hanno anche rivelato che l’attività esplosiva è sempre dovuta alla successione di singoli “impulsi”, esplosioni brevissime che sono tanto più frequenti quanto più sono forti. Questi impulsi offrono un nuovo metro con cui misurare l’attività esplosiva dei vulcani in modo più rigoroso rispetto alle precedenti classificazioni qualitative.