Nestlé sotto accusa per contaminazione dell’acqua Perrier: la richiesta di sospensione della produzione
La multinazionale svizzera Nestlé, leader nel settore alimentare e delle bevande, è stata recentemente chiamata a fermare la produzione di acqua minerale Perrier naturale nel suo impianto di imbottigliamento situato a Vergèze, una località nel sud della Francia. La richiesta arriva a seguito di un rapporto d’ispezione della Agenzia Regionale della Salute (ARS) della Occitania, che ha sollevato preoccupazioni circa la sicurezza del prodotto.
Rischi microbiologici per i consumatori
Il documento, redatto a fine agosto, esprime serie preoccupazioni per un potenziale rischio virale per i consumatori, a causa della possibile presenza di adenovirus, norovirus e del virus dell’epatite A nell’acqua prodotta presso lo stabilimento di Vergèze.
In particolare, si raccomanda la sospensione della produzione di acqua minerale naturale per evitare possibili contaminazioni, che potrebbero compromettere la salute dei consumatori. Questo allarme segue un episodio di contaminazione fecale verificatosi lo scorso aprile, che aveva portato Nestlé a distruggere ben tre milioni di bottiglie di Perrier.
Contaminazioni ripetute e criticità nella qualità dell’acqua
Secondo il nuovo rapporto, le contaminazioni non sono circoscritte ad un singolo pozzo, ma sono state rilevate anche in altri due punti di prelievo. Sebbene le ispezioni abbiano definito queste contaminazioni come “puntuali”, le autorità sanitarie le ritengono comunque inaccettabili per l’acqua minerale naturale, un prodotto che, per legge, deve essere microbiologicamente sano e privo di qualsiasi rischio di contaminazione.
Il rapporto evidenzia anche anomalie microbiologiche nei controlli di qualità, con la presenza di microrganismi nell’acqua cruda, una situazione che contravviene alle normative che regolano la produzione di acqua minerale naturale. In particolare, si segnala una instabilità dell’acqua, che rende difficile garantire la purezza e la sicurezza del prodotto.
Le ispezioni hanno inoltre sollevato dubbi circa la qualità delle risorse idriche sfruttate dallo stabilimento, ritenendo che non siano sufficientemente sicure per la produzione di acqua minerale naturale, che deve essere garantita come priva di rischi per la salute. Per questo motivo, l’ARS ha chiesto a Nestlé di valutare eventuali alternative per l’uso delle fonti acquifere, solo se in grado di garantire elevati standard di sicurezza sanitaria.
Possibili incertezze nelle operazioni della fabbrica
Oltre alle problematiche legate alla qualità dell’acqua, gli ispettori hanno messo in luce anche possibili irregolarità nella gestione dell’impianto. Le condizioni di ispezione non avrebbero infatti permesso di garantire con certezza che non fossero presenti dispositivi di trattamento non autorizzati all’interno della fabbrica, sollevando ulteriori interrogativi sulla trasparenza e la conformità alle normative sanitarie.
In un contesto di crescente attenzione alle normative ambientali e sanitarie, la vicenda sta sollevando numerosi interrogativi sulla gestione delle risorse naturali da parte delle grandi aziende, sottolineando la necessità di rigorosi controlli per assicurare che i consumatori possano usufruire di prodotti sicuri e conformi agli standard previsti dalla legge.