Gli effetti economici della crisi prodotta dal nuovo coranavirus COVID-19 iniziano a intravedersi in Cina, con la produzione che scende ai minimi storici. Le autorità cercano di continuare a offrire un messaggio di calma e controllo, nonostante la caduta del benchmark dell’industria manifatturiera, l’indice generale degli acquisti (PMI).
L’indice, in cui oltre 50 punti rappresentano l’espansione dell’attività e meno, la contrazione, è sceso dall’intero 50 gennaio a 35,7, la sua lettura peggiore da quando ha iniziato la compilazione nel 2005, anche peggio del più basso durante la crisi finanziaria del 2008 (38,8 unità, nel novembre di quell’anno).
Gli analisti si aspettavano un calo tra 4 e 5 punti rispetto al dato di gennaio, ma il calo è stato infine di 14,3.
Il colpo è stato ancora peggiore nelle aziende non legate alla produzione, le cui PMI non hanno mai registrato una contrazione dall’inizio delle sue serie storiche (2007) e sono passate da 54,1 punti a gennaio al 29 febbraio.
Questa statistica – una delle principali pubblicate da Pechino – rappresenta una conferma ufficiale dell’enorme impatto del coronavirus sulla seconda economia mondiale.
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