Non è un brutto scherzo di Carnevale quello che ieri è apparso a pochi chilometri dai nostri confini. Le autorità del Canton Lucerna hanno lanciato una campagna di prevenzione destinata ai rifugiati a mezzo opuscoli che mostrano come devono comportarsi nei confronti delle donne svizzere. Nelle “maldestre” intenzione ci sarebbe la volontà di placare i timori dei cittadini, al fine di prevenire delle aggressioni dopo le presunte aggressioni della notte di San Silvestro in Colonia.
Uno dei disegni presente nell’opuscolo arriva a spiegare esplicitamente che il palpeggiamento non è un comportamento tollerato in Svizzera. L’immagine è accompagnata dalla seguente didascalia: “Il contatto fisico tra due persone si verifica solo quando le persone si conoscono e sono entrambe consenzienti. La violenza sessuale è vietata”. Un po’ più in basso c’è scritto anche che “gli atti sessuali sui minori di 16 anni sono vietati per legge“.
L’opuscolo affronta pure la tematica dell’uguaglianza fra i due sessi: “Le donne e gli uomini possono muoversi liberamente nello spazio pubblico. Se qualcuno vuole essere lasciato in pace, dobbiamo rispettarlo”. In tutto sono una ventina le vignette accompagnate da succinte didascalie in cui si elencano le regole fondamentali di un corretto stile di vita da tenere nella società elvetica. Il Canton Lucerna si è ispirato all’Austria per la creazione dei suoi volantini. Altri cantoni svizzeri avrebbero espresso interesse per il lancio di una campagna simile.
In questi giorni il materiale informativo viene distribuito in tutti i centri del cantone che ospitano richiedenti asilo.
Xenofobia istituzionale che ancora una volta trova conferma in gesti e atti censurabili, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che più volte ha segnalato cosa accade a poca distanza dall’Italia, con il rischio concreto che comportamenti del genere possano essere emulati anche da qualche “razzistello” del nostro Paese se le autorità internazionali, anche a partire Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, non faranno sentire le loro proteste ufficiali di fronte a queste manifestazioni di odio che nulla hanno a che vedere con il compito educativo che si vorrebbe far credere rappresentassero.