Seduta contrastata, quella di oggi, sui mercati finanziari in una giornata davvero ricca di dati. In particolare vale la pena soffermarsi sul dato relativo al fatturato industriale italiano che a Gennaio fa registrare un pessimo -2,5% su base annua e -1,6% su base mensile.
La situazione non cambia se si guarda agli ordinativi che scendono del 3,6% su base mensile e del 5,5% su base annuale. Da considerare, però, che il crollo maggiore si ha sul settore energetico (-13,6% su base mensile) mentre è solo dello 0,4% per i beni di consumo. Insomma nonostante i mercati finanziari abbiano festeggiato un primo trimestre all’insegna dei rialzi, l’economia reale continua a stentare nella sua ripresa ma non per questo bisogna fasciarsi la testa.
Secondo gli analisti di http://www.diventaretrader.com/, infatti, questi dati devono essere presi con le pinze. Gennaio, infatti, è un mese storicamente difficile per l’economia nazionale e i prossimi dati potrebbero raccontare un’altra verità. In questi ultimi 2 mesi, infatti, sono accadute molte cose che fanno ben sperare per il consolidamento della ripresa europea e italiana in particolare con il crollo del greggio e la svalutazione dell’euro che potrebbe offrire nuove opportunità alle nostre aziende anche in vista al fondamentale expo di Milano.
Sui mercati finanziari, quindi, si susseguono i ribassi anche per via della crisi greca che, nonostante le dichiarazioni di questi giorni, ancora non volge al termine. Prima di lunedì o martedì sarà difficile che le parti trovino un accordo definitivo e questo non fa altro che spingere i mercati verso una presa di profitto.
Dal punto di vista del trading da segnalare il rafforzamento dell’euro sul dollaro e il rialzo del prezzo del greggio in concomitanza con l’intervento militare dell’Arabia Saudita al confine con lo Yemen. Quest’ultimo aspetto potrebbe indurre la Fed a rimandare l’aumento dei tassi di interesse verso la fine dell’anno, ipotesi questa che sarebbe salutata in maniera estremamente positiva dai mercati finanziari.
Insomma i presupposti per rendere nervosi i mercati ci sono tutti e, ancora una volta, abbiamo avuto la riprova di quanto possa essere veloce l’inversione di tendenza anche su asset importanti come le valute o il petrolio. Ma in una finanza sempre più influenzata dalle politiche monetarie espansionistiche delle banche centrali, tutto ciò appare quasi inevitabile.