Spesa sociale per l’infanzia bassa e ingiusta.

Negli anni ha aggravato le diseguaglianze sociali, economiche e geografiche. In un paese impoverito, in cui si fanno sempre meno figli e in cui il tema dell’integrazione dei “nuovi italiani” diventa sempre più urgente, l’Italia continua a non avere un Piano strategico per l’infanzia dotato di adeguati investimenti.

Spesa sociale per l’infanzia bassa e ingiusta

L’Italia resta uno dei paesi europei che investe meno nell’infanzia, con divari tra le diverse regioni nel reale accesso ai servizi per i bambini e le loro

famiglie. Basti pensare che a fronte di una spesa sociale media annua per l’area famiglia e minori di 172 euro pro capite per interventi da parte dei comuni, la Calabria si attesta sui 26 euro e l’Emilia Romagna a 316.

Un divario che penalizza il Sud e in particolare tutte quelle aree che sono state colpite dalla mancata definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni sociali (LEP) previsti dalla riforma del Titolo V della Costituzione. In mancanza di un intervento di riequilibrio da parte dello Stato centrale, i divari territoriali e regionali sono cresciuti, piuttosto che diminuire, nel corso degli anni.