La crisi economica ha avuto un impatto anche sull’aumento della denatalità. Nel 2008, in Italia i minori rappresentavano il 17,1% della popolazione residente, mentre nel 2018 sono ridotti al 16,2%. Un fenomeno che si è sviluppato in maniera non uniforme, ma che si è concentrato in particolare nel sud e nelle isole – che hanno perso 1 minore ogni 10 – e che al centro e al nord è stato meno incisivo per la presenza delle famiglie straniere.
In Italia nascono pochi bambini e hanno in media genitori più anziani rispetto al passato. Il percorso che consente di diventare genitori è sempre più lungo e complesso, anche in considerazione delle difficoltà per i più giovani di raggiungere l’autonomia necessaria per sostenere un nuovo nucleo familiare.
Una prima conseguenza si è avuta nella flessione delle iscrizioni a scuola nel primo anno delle primarie: per l’anno scolastico 2019/2020 le domande presentate sono state poco più di 473.
A compensare solo parzialmente questo fenomeno, la crescita del numero di bambini e ragazzi di origine straniera presenti nel nostro Paese
Nel 2008 erano poco più di 700 mila e a dieci anni di distanza sono oltre un milione. Oggi più di un residente minorenne su 10 in Italia ha la cittadinanza straniera. A loro, infatti, una legge obsoleta e tra le più restrittive in Europa, continua a riconoscere la cittadinanza e il pieno riconoscimento dei diritti civili solo al compimento del 18esimo anno di età.