Un gruppo di ricercatori dell’Università di Copenaghen (Danimarca) afferma di aver raggiunto un importante progresso nella tecnologia quantistica consistente nello sviluppo di un chip che, con l’appropriato sostegno finanziario, potrebbe essere ampliato e utilizzato per costruire il simulatore quantistico del futuro.
Scienziati del Niels Bohr Institute dell’Università di Copenhagen, in collaborazione con l’Università di Bochum (Germania), hanno sviluppato un nanochip inferiore a un decimo dello spessore di un capello umano che permette di produrre abbastanza particelle di luce stabili (fotoni) codificate con informazioni quantistiche per espandere la tecnologia e ottenere il cosiddetto “vantaggio quantistico“. Questo è ciò che viene chiamato lo stato in cui un dispositivo quantistico può risolvere un determinato compito computazionale più velocemente del supercomputer più potente del mondo.
“Ora abbiamo lo strumento che rende possibile costruire un simulatore quantistico in grado di superare le prestazioni di un computer classico”, afferma il professor Peter Lodahl, uno degli autori dello studio, in un comunicato, definendolo “un grande progresso e il primo passo verso un territorio. inesplorato nel mondo della fisica quantistica“.
I ricercatori non hanno ancora eseguito un esperimento definitivo sul vantaggio quantistico reale, sebbene sostengano che il chip sviluppato “produce una risorsa meccanica quantistica” che può essere utilizzata per ottenerlo “con una tecnologia collaudata”.
Gli scienziati sostengono che condurre “un vero esperimento”, come quello fatto da Google lo scorso anno, potrebbe costare loro 10 milioni di euro (più di 12 milioni di dollari). “Non possiamo permettercelo”, sottolinea Ravitej Uppu, autore principale dello studio, annunciato questa settimana in un articolo pubblicato su Science Advances.
“Tuttavia, quello che noi, come ricercatori scientifici, possiamo fare è sviluppare una fonte di fotoni e mostrare che può essere utilizzata per ottenere un “vantaggio quantistico“, sottolinea il ricercatore, aggiungendo che hanno creato “il blocco di costruzione fondamentale”.
Per ora, i ricercatori useranno le loro sorgenti di fotoni per sviluppare “simulatori quantistici nuovi e avanzati” per risolvere problemi biochimici complessi che potrebbero, ad esempio, essere utilizzati per creare nuovi farmaci, afferma Peter Lodahl.
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