Aggiornamento: il Ministero della Salute si è espresso in forma ufficiale sulla questione dei sacchetti biodegradabili o compostabili. Non si possono riutilizzare i sacchetti per la spesa di frutta e verdura per il rischio di eventuali contaminazioni. Il consumatore potrà, secondo il Ministero, portare i sacchetti da casa “a patto che siano monouso e idonei per gli alimenti”. Sarà il titolare dell’esercizio commerciale che dovrà verificare l’idoneità della busta o sacchetto.
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Sacchetti biodegradabili o compostabili obbligatori dal primo gennaio 2018. Sono diventati a pagamento per frutta e verdura scatenando forti polemiche con tanto di inviti alla “rivolta” sui social network. Il prezzo medio è di 3 centesimi di Euro, per una spesa annua di 6 euro secondo quando evidenziato da Adoc, Associazione Difesa Orientamento Consumatori. Secondo un piccolo sondaggio dell’Adoc il 65% dei consumatori è d’accordo con la scelta di introdurre sacchetti biodegradabili in Italia.
Secondo Codacons (associazione di difesa dei consumatori e dell’ambiente) è contrario l’85% dei consumatori: si tratta di una “nuova tassa mascherata da provvedimento ambientale”. Per Legambiente, invece, questi sacchetti biodegradabili o compostabili “fanno bene all’ambiente”, precisando inoltre che non favoriscono il monopolio di un’azienda,”la prima a investire 30 anni fa in questo settore”.
Perchè si parla tanto della Novamont
Nel mentre Repubblica fa chiarezza sul fatto che stanno girando articoli su alcune testate e messaggi che circolano su Whatsapp. La legge che impone le biobuste anche per ortofrutta, pesce e mozzarelle sarebbe in realtà un regalo a “un’amica di Renzi, che è l’unica a produrre questo tipo di sacchetti biodegradabili“.
Il giornale La Repubblica spiega che “l’amica di Renzi” si chiama Catia Bastioli, ed è amministratore delegato della Novamont (leader italiano nel settore delle biobuste) che nel 2011, ossia sei anni fa, ha partecipato come oratrice alla seconda edizione della Leopolda renziana e per questo definita amica dell’ex premier. Bastioli è stata nominata poi presidente di Terna nel 2014. Novamont non è la sola che produce questo tipo di sacchetti: all’estero le bioplastiche sono prodotte anche da colossi come Basf.
Rimedio ai sacchetti biodegradabili
Tutto questo frastuono quando basterebbe non usare i sacchetti biodegradabili. Quando andate a fare la spesa portatevi via da casa una bella borsa della spessa, di quelle robuste e che durano parecchio, va bene anche una borsa Adidas o Nike per intenderci. Per le spese più consistenti potreste usare la vecchia e buona borsa con le ruote che usava la nonna. Eh sì perché, tra l’altro, queste borse compostabili non sono per niente resistenti e si rompono con poche cose dentro, soprattutto se hanno gli spigoli come le scatole dei formaggi o quelle della pasta.
Vignette divertenti? No, i tweet della polemica
Si indignano per i
#sacchettibiodegradabili da 0,02 centesimi e non si accorgono nemmeno di pagare un limone a 4,20 euro al kg. Con tanto di foto magari scattata con l’ultimo modello di iPhone uscito.Il disagio, quello vero. pic.twitter.com/ShMDP2BUO4
— Daniele Cinà (@danielecina) January 3, 2018
A pensar male spesso non sbagli ‼️
A PROPOSITO DEI SACCHETTI BIODEGRADABILI PER FRUTTA E VERDURA pic.twitter.com/s3MafJSM5c— Liviana (@lvoir) December 31, 2017
Fatemi capire, si stima una spesa di 5 euro l'anno (5 in un anno!) e la gente rompe i maroni per i sacchetti biodegradabili da pagare nei super? Mah!
— Alessandro Milan (@alinomilan) January 2, 2018
3600 gratta e vinci venduti in media al minuto. 110 miliardi l'anno di evasione fiscale. 14 milioni l'anno di gettito fiscale dalle sigarette. 0.02 cents di bustina per la frutta.
Indovina quale di questi dati ha scandalizzato l'italiano medio.#sacchettibiodegradabili— Luigi (@luizreka) January 3, 2018