La Cina è entrata in deflazione per la prima volta in due anni, con una diminuzione dei prezzi al consumo dello 0,3% a luglio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo calo dei prezzi potrebbe portare a una nuova fase economica pericolosa per il paese.
Nonostante la maggior parte dei paesi abbia affrontato livelli record di inflazione dopo l’abolizione delle restrizioni dovute alla pandemia di COVID-19, la situazione in Cina è diversa. I prezzi di numerosi articoli, dalle materie prime ai beni di prima necessità, sono diminuiti.
Nonostante un aumento dei risparmi delle famiglie cinesi, la popolazione sta consumando con cautela. Il pericolo è che un calo dei prezzi possa minare ulteriormente la domanda e aggravare il debito. Il debito totale della Cina ha raggiunto quasi il triplo del suo prodotto interno lordo (PIL).
Alcuni economisti cinesi ritengono che il calo dei prezzi a luglio sia stato temporaneo e che l’economia si stia riprendendo. Tuttavia, secondo altri esperti, l’assenza di inflazione indica uno squilibrio dell’economia causato da un sostegno insufficiente del governo alle famiglie. Il governo cinese ha già introdotto misure per affrontare la situazione, inclusa una riduzione dei tassi di interesse.
Tuttavia, ci sono ancora ostacoli da affrontare, come il rischio di default dei governi locali e una depressione psicologica che inibisce la spesa delle famiglie. Gli esperti consigliano di ristrutturare il debito pubblico locale e di stabilizzare il mercato immobiliare per risolvere questi problemi.
Gli investitori sono preoccupati per una possibile crisi economica in Cina, simile a quella che ha coinvolto Lehman Brothers nel 2008. Queste preoccupazioni sono state scatenate dalle difficoltà finanziarie di Zhongrong International Trust, unitamente alle problematiche nel settore immobiliare (Country Garden Holdings ed Evergrande). Per rassicurare gli investitori, il governo cinese ha annunciato una riforma del mercato dei capitali.