La Banca Centrale Europea (BCE) ha annunciato il primo rialzo dei tassi di interesse dal 2011 con un aumento di 50 punti (contro i 25 previsti fino a pochi giorni fa) per i tre tassi di interesse di riferimento, operazione necessaria secondo l’entità per frenare l’aumento dell’inflazione nei paesi dell’Unione Europea nel mezzo della crisi energetica e politica che sta attraversando, anche nell’ottica di una “efficace trasmissione della politica monetaria”. L’operazione rientra, secondo quanto affermato dalla stessa entità, nel quadro di “misure fondamentali per assicurare un ritorno dell’inflazione verso il suo obiettivo del 2% a medio termine”.
Inoltre, ha riferito che è stato adottato lo strumento di protezione della trasmissione (TPI), che fornirà un “sostegno rafforzato” per l’applicazione della politica monetaria. Il TPI, volto a mantenere più efficacemente la stabilità dei prezzi, sarà attivato per contrastare “dinamiche di mercato indesiderate o disordinate” sotto forma di gravi minacce alla politica monetaria nell’area euro. L’agenzia ha sottolineato che queste misure “nuove e importanti” consentiranno all’inflazione di tornare all’obiettivo del 2% nel medio termine.
L’aumento del tasso d’interesse, il primo in 11 anni, è il doppio delle stime della stessa finanziaria, che il mese scorso ha annunciato di voler alzare i tassi di interesse di 25 punti base, oltre a un altro aumento non specificato per settembre. Tuttavia, Christine Lagarde, presidente della Bce, ha riconosciuto a fine giugno che “vi sono chiaramente le condizioni in cui il gradualismo non sarà appropriato”.
L’inflazione su base annua nell’eurozona ha raggiunto l’8,6% a giugno, rispetto all’8,1% registrato a maggio, secondo i dati dell’istituto. Il principale motore dell’aumento è stato il prezzo dell’energia, cresciuto del 42% a giugno.
Nelle ultime settimane, anche la valuta europea ha attraversato il peggior periodo degli ultimi 20 anni tra i crescenti timori di una recessione. Il 13 luglio, un giorno dopo che l’euro e il dollaro hanno raggiunto la parità, la valuta statunitense ha sovraperformato la valuta europea, anche se quest’ultima è riuscita a recuperare in qualche modo le sue posizioni e attualmente è scambiata a $ 1,0199.
Il Vecchio Continente corre anche il rischio di una crisi del debito nell’area dell’euro presentata dai paesi più indebitati del blocco, tra cui l’Italia, che sta attraversando una grave crisi politica dopo la frammentazione del governo che ha portato alle dimissioni del presidente del Consiglio Mario Draghi.
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