L’Italia che non cambia. Tristezza e rabbia tra gli italiani onesti che ogni giorno devono sopportare la diffusione di queste notizie. E’ il caso oggi che vede protagonista Lucia Borsellino, offesa per la frase shock diffusa dagli investigatori durante una indagine con intercettazione telefonica. La figlia del noto magistrato Paolo Borsellino ucciso in un attentato di “cosa nostra” a Palermo nel 1992.
“Mi sento intimamente offesa e provo vergogna per loro“. Così Lucia Borsellino commenta la frase choc del medico primario palermitano Matteo Tutino, intercettato mentre parla al telefono con il governatore della Sicilia, Crocetta. “Va fermata e fatta fuori come suo padre“, avrebbe detto Tutino indagato tra l’altro per truffa al sistema sanitario. A questa frase Crocetta sarebbe rimasto in silenzio al telefono.
Secondo Sky, si è subito difeso Crocetta: “Non ho sentito quella frase su Lucia, altrimenti avrei reagito con durezza. Voglio essere sentito dai magistrati. Mi sta accadendo la cosa più terribile della mia vita“. Dichiarazione non sufficiente per evitare una dura reazione politica, tanto che il sottosegretario all’Istruzione Faraone, braccio destro di Renzi in Sicilia, ha chiesto subito le dimissioni di Crocetta. Il premier è stato il primo a telefonare alla Borsellino per esprimerle solidarietà. “Sdegno” da parte del ministro Alfano: “Spero sia vero che Crocetta non ha sentito quella frase“.
A questo punto il governatore della Sicilia Crocetta all’Ansa ha dichiarato: “Mi autosospendo immediatamente da presidente della Regione”.
Nel pomeriggio, l’avvocato di Crocetta ha incontrato il procuratore di Palermo, Lo Voi, per stabilire se esista effettivamente un’intercettazione telefonica tra il medico Matteo Tutino, accusato di truffa, e il presidente della Regione. Il pm dopo aver controllato l’esistenza della conversazione tra gli atti dell’inchiesta, ha dichiarato: “Agli atti non risulta trascritta alcuna telefonata del tenore di quella pubblicata“.
Ed ecco la replica ufficiale della direzione dell’Espresso al comunicato della Procura di Palermo. “L’Espresso ribadisce quanto pubblicato. La conversazione intercettata tra il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta e il primario Matteo Tutino risale al 2013 e fa parte dei fascicoli segretati di uno dei tre filoni di indagine in corso sull’ospedale Villa Sofia di Palermo“.
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