I ricercatori dell’Università di Bristol hanno sviluppato un modello climatico di Arrakis, il pianeta su cui si svolgono i romanzi e i film di “Dune“, dimostrando che la descrizione dello scrittore Frank Herbert sulla vita in quel mondo desertico ha avuto un successo sorprendente, anche se con alcune differenze.
Il team britannico, esperto di modelli climatici, voleva sapere come potrebbe effettivamente funzionare un pianeta come Arrakis e se gli esseri umani potrebbero viverci. Quindi hanno eseguito una simulazione per scoprirlo. Il modello risultante, per la maggior parte, ha soddisfatto le aspettative: “Arrakis sarebbe veramente abitabile, anche se inospitale”, scrivono gli scienziati in un articolo pubblicato la scorsa settimana su The Conversation.
“Abbiamo deciso di mantenere le stesse leggi fisiche fondamentali che governano il tempo e il clima qui sulla Terra”, hanno spiegato. “Se il nostro modello presentasse qualcosa di completamente strano ed esotico, questo potrebbe suggerire che quelle leggi fossero diverse su Arrakis, o che la fantastica visione di Arrakis di Frank Herbert fosse proprio quella, fantasia”.
Simulazione di un mondo fantastico
Herbert ha sottolineato che il pianeta desertico ha un’orbita quasi circolare, piuttosto che stagioni complicate da grandi variazioni delle distanze dalla sua stella. Questo, combinato con le numerose descrizioni della sua topografia e atmosfera, dettagliate nei 6 libri di Herbert e nei sequel scritti da suo figlio, ha fornito ai ricercatori informazioni sufficienti per alimentare il modello.
Quanto all’ossigeno di Arrakis, doveva rimanere nel regno della fantascienza. Senza vegetazione, l’ossigeno di “Dune” è fornito dai giganteschi vermi della sabbia, come ha detto Herbert nel suo libro.
Myself, Micheal Farnsworth and @sebsteinig simulated Arrakis to see how well Frank Herbert, #Denisvilleneuve and @Legendary depiction was of such a inhospitable planet. We also have an interactive globe of Arrakis for those who want to explore it! 2/nhttps://t.co/RVHdvaPzfu pic.twitter.com/mgV523TUwv
— Alex Farnsworth #BlackLivesMatter (@Climate_AlexF) October 27, 2021
Le regioni polari di Arrakis sono descritte come più confortevoli di altre aree, ma le simulazioni hanno raccontato una storia diversa. La descrizione di Herbert di un mondo con un equatore rovente e ripari termici ai poli ha senso, ma il modello ha mostrato che non è così.
Senza l’effetto moderatore degli oceani, le regioni polari di Arrakis sarebbero intollerabili, oscillando tra temperature di 70ºC in estate e -75ºC in inverno, non lontano dal record antartico.
Gli autori spiegano che la ragione di questo fenomeno è “l’umidità atmosferica significativamente più alta e l’elevata copertura nuvolosa che agisce per riscaldare il clima“, poiché il vapore acqueo è un gas serra.
Un mondo caldo ma vivibile
Non è chiaro se i vermi giganti della sabbia possano sopravvivere in queste condizioni, ma una specie con una tolleranza termica simile a quella umana difficilmente potrebbe vivere ai tropici di un mondo del genere. Tuttavia, le medie latitudini, dove Herbert si trovava la maggior parte degli abitanti, ucciderebbero chiunque si avventurasse fuori in estate.
Nei libri, Arrakis è descritto come un mondo senza pioggia, ma nel modello c’erano alcune piccole quantità di pioggia alle latitudini più elevate durante l’estate e l’autunno, sulle montagne e sugli altipiani. Il libro descrive anche le calotte polari, caratteristica assente nella simulazione: questo perché le temperature estive sono molto elevate ai poli e in inverno non ci sono precipitazioni per ricostituire le calotte.
È anche sorprendente per i ricercatori che le grandi tempeste di “coriolis”, che si dice circumnavighino il pianeta, “possono essere in qualche modo anche una realtà”, sebbene non così potenti come quelle descritte nei libri o nei film.
Questo esercizio è stato fatto per divertimento, tuttavia sottolineano che c’è un lato serio in tutto questo, poiché le simulazioni mettono alla prova la nostra comprensione della fisica del tempo. Gli scienziati possono anche utilizzare le simulazioni per “comprendere i modelli climatici, non solo per guardare il clima passato, presente e futuro, ma anche il clima potenziale dei mondi al di fuori del nostro sistema solare“, hanno aggiunto.