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Mozzarella di bufala, truffa ma nessun pericolo per la salute

BRUCELLOSI – Ne erano affette le bufale il cui latte veniva comunque usato per la produzione di mozzarella in un caseificio in provincia di Caserta. Il nome del caseificio non è stato rivelato dagli agenti del Corpo Forestale dello Stato che hanno condotto l’indagine “Operazione bufale sicure“, coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Si sa, però, che il prodotto menzionato è stato oggetto in tempi recenti di una importante campagna pubblicitaria. Ulteriori dettagli saranno rilasciati dagli inquirenti in occasione della conferenza stampa che si terrà oggi, 31 maggio 2013, dal Procuratore capo Corrado Lembo, negli uffici giudiziari sammaritani.

Nessun allarme per la popolazione, la salute dei consumatori non è a rischio. La malattia infettiva detta brucellosi, è una zoonosi che si trasmette all’uomo con il diretto contatto con animali infetti o con loro secrezioni, attraverso pelle e mucose, o con l’ingestione di latte e latticini contaminati, ma solo se questi non sono pastorizzati. Nel caso della mozzarella di bufala, il latte viene pastorizzato priva di divenire mozzarella. La procura di Santa Maria Capua Vetere rassicura i consumatori: “No a inutili allarmismi, la brucellosi normalmente viene eliminata con la pastorizzazione del latte“.

A correre il rischio del contagio sono stati gli operatori che, per motivi di lavorazione del prodotto caseario, vengono a contatto con gli animali infetti e con il latte prima della pastorizzazione.

Il Comando provinciale di Caserta e il Nucleo Agroalimentare della Forestale di Roma hanno provveduto al prelievo di campioni di sangue di oltre 800 bufale, 180 capi di bestiame sequestrati in vari allevamenti del Casertano.

La truffa del latte destinato alle mozzarelle di bufala è avvenuta nascondendo ai controlli sanitari ordinari le condizioni di salute degli animali, ai quali venivano somministrate ingenti dosi di vaccino contro la brucellosi in prossimità dei controlli sanitari.
Il sistema permetteva di eludere i controlli sanitari, nascondere la malattia infettiva delle bufale, sfruttare al massimo gli animali per ricavarne più latte possibile, e infine abbatterli al fine di percepire i contributi previsti dall’Unione europea.

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