Luigi Necco è morto a Napoli, aveva 83 anni. “Nella mia carriera ho scritto un po’ di tutto, dalla malavita all’archeologia, però niente è stato più bello del calcio”. Queste sono le parole di Luigi Necco, telecronista sportivo che ha raccontato il Napoli di Maradona, ma anche innamorato dell’archeologia e pure vittima di camorra.
A “Quando c’era 90° minuto”, nel libro di Antonio Dipollina, Luigi Necco ha raccontato: “A me dello sport non me ne fotteva niente. Io venivo dalla cronaca nera e continuavo a farla, poi la domenica correvo allo stadio. (…) In un servizio per la tv dissi chiaro e tondo che Sibilia guidava l’Avellino con metodi camorristici. Erano anni terribili, c’era stato pure il terremoto con tutte le manovre per spartirsi i fondi. Lui me la giurò. E andò da Cutolo chiedendogli di farmela pagare. (…) La mattina stessa mi chiamò un informatore: ti sparano. Dissi che ormai non lo potevo impedire. (…) Erano in tre, spararono cinque colpi, due in pieno nella gamba, uno mi prese di striscio. Rimasi fermo 25 giorni. Ma mi tolsero dalle cronache dell’Avellino”.
Storico volto della Rai, Luigi Necco è stato popolare protagonista della trasmissione di calcio “90esimo Minuto”. Era ricoverato nell’ospedale Cardarelli per problemi respiratori, dove probabilmente verrà allestita una camera ardente.
Tra le miriadi di frasi celebri di Luigi Necco ricordiamo: “San Gennaro perdona… Maradona no” e “Milano chiama, Napoli risponde”.
Luigi Necco felicemente travolto dai ragazzi alle sue spalle a fine collegamento. La sua lezione: senza umanità non c’è eccellenza
— Paolo Condò (@PaoloCond) March 13, 2018
Addio, #LuigiNecco, ultimo baluardo del giornalismo a cui è legato il mio cuore. Un uomo schietto, che aveva la capacità di arricchire la vita di chiunque lo conoscesse. Terrò ben presente il tuo ultimo consiglio… ?
— Raffaella Iuliano (@raffaeros81) March 13, 2018