SCANDALO CARLA BRUNI – Per il suo sito web personale, “Carlabrunisarkozy.org“, la ex modella italiana e ex premier dame di Francia avrebbe speso 410 mila euro, soldi dei contribuenti; denaro pubblico prelevato nel 2011 e 2012 dall’Eliseo, quando il marito Nicolas Sarkozy era presidente. Lo rivela un rapporto della Corte dei Conti di Parigi.

Il rapporto si riferisce ai conti e servizi di gestione della Presidenza della Repubblica nel 2012. Nella sotto-categoria “altre spese di comunicazione” vengono resi noti i dettagli sul finanziamento del sito di Carla Bruni-Sarkozy, costato 330 mila euro allo Stato nel 2011 e 80 mila nel 2012, per un totale di 410.000 euro. Tuttavia, la relazione non specifica i dettagli di queste spese, che possono riguardare l’allestimento e la manutenzione tecnica, il servizio di hosting, ma anche gli stipendi dei responsabili della pubblicazione di contenuti.

La controversia è partita, come riporta il quotidiano francese “Le Figaro”, da un post sul blog di Olivier Laurelli, fondatore del sito Reflets, che ha analizzato il sito della Carla Bruni-Sarkozy Foundation, dicendo che le caratteristiche del sito non giustificano tale spesa.

Una petizione online è stata così lanciata attraverso il sito Change.org, per la raccolta di firme contro il comportamento della signora Carla Bruni-Sarkozy; sono state già raccolte 50 mila firme. Promotore della petizione Nicolas Bousquet. “Addetti ai lavori” hanno valutato che un portale come quello di Carla Bruni avrebbe un costo oscillante tra un minimo di 4000 e un massimo di 10000 euro, e non dei 410 mila euro dichiarati. Si chiede nella petizione a Carla Bruni-Sarkozy di restituire i soldi.

La proposta dei firmatari della petizione: “Visto che la Fondazione Carla Bruni agisce per aiutare ‘le persone deboli e indifese’, le chiediamo di restituire questi soldi facendo un dono di 410000 euro ad associazioni caritative che operano per i più bisognosi“.

La Fondazione Carla Bruni-Sarkozy aggira la questione, sostenendo che i contenuti del sito non sono mai stati realizati con contributi dello Stato, ma sono stati finanziati dalla stessa Fondazione. Ma si parla di “contenuti” e non della creazione del sito stesso. Sempre sul quotidiano francese si fa notare, a voce della Fondazione, che il sito così come lo si vede oggi e come è stato analizzato dai promotori della diatriba e della petizione online, non è il sito originale. Al tempo della presidenza di Nicolas Sarkozy, l’indirizzo web “carlabrunisarkozy.org” portava ad un sito composto di tre sezioni: quella della Carla Bruni-Sarkozy Fondation, una con le informazioni circa il suo ruolo di first lady e un’altra concentrata sull’impegno umanitario di Carla Bruni contro l’AIDS. Queste due ultime sezioni non esistono oggi. L’indirizzo “carlabrunisarkozy.org” rimanda solo alla pagina della Fondazione.