Attentati Bruxelles, Pollari: "Belgio con buchi nei servizi di sicurezza"

“Il primo problema è che le anime del Belgio parlano tra di loro poco e mal volentieri, questo mi sembra. In più si aggiunge la qualità dell’azione preventiva, dell’azione di sicurezza e di intelligence”. Commenta così la condotta dell’intelligence belga il Generale Nicolò Pollari, ex direttore del Sismi, intervistato a Mix24 di Giovanni Minoli su Radio 24.

Attentati Bruxelles: il Belgio paese di transito

Ed alla domanda di Minoli che chiede se la maggior forza dei terroristi sul territorio belga voglia dire che non ci sono fonti capaci di segnalare la presenza di queste persone, il Generale Nicolò Pollari risponde: “Senta, non è che non abbiamo fonti, c’è sempre un problema di qualità dell’attività preventiva dell’attività informativa.

Il Belgio, diciamo così, come Paese in sé ha sempre avuto un rapporto molto particolare con questo tipo di fenomeno, loro – sono cose che mi sono anche state dette nel tempo – hanno sempre pensato e sperato di essere solo un paese di transito”.

Attentati Bruxelles: “come interscambiano le informazioni in Belgio?”

Il Generale Nicolò Pollari prosegue ai microfoni di Radio 24: “Non solo sono diventati un Paese incubatore. Il Belgio è una realtà molto peculiare rispetto all’Europa, vi sono troppi governi, troppe municipalità, troppi distretti di polizia, come interscambiano le informazioni? L’intelligence si muove in questo quadro. Lei pensi alle divisioni politiche e linguistiche, fiamminghi valloni, sono due mondi completamente separati, vi sono sei governi, uno generale fiammingo, comunità tedesca, vallone, regione della capitale. Questa situazione si riflette a livello municipale: solo a Bruxelles ci sono 19 distretti, ciascuno con un suo sindaco”.