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Alessandra, la donna italiana costretta a partorire in Gran Bretagna

PARTO CESAREO FORZATO E NEONATA TOLTA ALLA MADRE – La tragica esperienza di una donna italiana che si trovava nel Regno Unito per un corso di formazione. Ora la donna ha un nome, Alessandra Panchieri, età 35 anni, è toscana originaria di Chianciano Terme e vive a Chiusi.

Di lavoro Alessandra fa la badante per una coppia di anziani; in Gran Bretagna c’era andata mentre era incinta per un corso di formazione indetto dalla RyanAir, lasciando a casa le sue due figlie più grandi, in affido alla nonna materna.

Nessun marito presente ad occuparsi delle bambine; le prime due hanno padri, diversi, americani, la terza strappata dal ventre di Alessandra con un parto forzato 15 mesi fa, ha un papà senegalese che vive all’estero ma con il quale Alessandra ha conservato un rapporto amichevole.

Dopo la rivelazione di questa storia sulle pagne del britannico Telegraph, la vicenda di Alessandra Panchieri ha avuto in questi ultimi giorni un’ampia eco sui media, anche italiani, e della sua avventura Alessandra ha parlato in prima persona a “Panorama“: “Il cesareo mi è stato imposto. Mai dato il consenso a separarmi dalla bambina. (…) Mi hanno costretto a fare il cesareo, senza dirmi niente. Il giorno del parto pensavo che mi stessero solo spostando da una stanza all’altra, mentre io dicevo che volevo tornare in Italia. Poi sono stata sedata. E quando mi sono svegliata lei non c’era più. Me l’hanno presa“.

I servizi sociali dell’Essex, il giudice che ha disposto su loro segnalazione il parto forzato, l’opposizione delle autorità britanniche al prospettato affido ad una parente di Alessandra che vive in America, dovranno essere spiegate e motivate nei prossimi giorni agli avvocati che difendono i diritti di Alessandra.

Un caso complesso, anomalo, raro se non unico nel suo genere, che coinvolge il Diritto internazionale privato; la difesa dei diritti di una cittadina italiana all’estero.

La bambina, è stato deciso nel Regno Unito, andrà in adozione a sconosciuti. Secondo i servizi sociali e i giudici è la scelta migliore per lei, perché si temono ricadute della crisi di salute mentale della madre, che soffre di disturbo bipolare. Ma Alessandra non cede e non interrompe la sua battaglia per riavere la figlia. Anzi, riprese le cure e rimessasi in salute dopo lo shock subito con la vicenda in Gran Bretagna, ha chiesto al Tribunale di Firenze di riavere legalmente con sé anche le due figlie più grandi.

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