“La vita futura” di H. G. Wells: il film di fantascienza che anticipò un secolo di caos e progresso. La visione di un secolo intero, tra guerre, declino e rinascita tecnologica
Molto prima dell’avvento di opere come 1984 di Orwell o Blade Runner, il celebre scrittore britannico Herbert George Wells tracciò una visione audace e inquietante del futuro. Il film “Things to come” “La vita futura” in italiano, tratto dal suo romanzo Things to Come, esplora un secolo intero, dal 1940 al 2036, segnato da conflitti globali, distruzione sociale e una rinascita guidata dalla scienza.
Realizzata nel 1936, la pellicola rappresenta una delle prime grandi produzioni di fantascienza britannica. Considerata una risposta anglosassone a Metropolis di Fritz Lang – film che Wells dichiaratamente disprezzava – La vita futura si avvalse di un imponente budget di 300.000 sterline, il più alto nella storia del cinema inglese fino a quel momento. Il progetto vide la diretta partecipazione di H. G. Wells, non solo come autore del romanzo ma anche come sceneggiatore e supervisore creativo, affiancato da un cast e da una regia di alto livello diretta da William Cameron Menzies.
Nonostante queste premesse, il film si rivelò un clamoroso insuccesso al botteghino. Un risultato che si dimostrò ingiusto rispetto all’ambizione e alla portata della pellicola, che tuttora affascina per la sua capacità di anticipare con sorprendente precisione gli sviluppi della società contemporanea.
La narrazione ha inizio nella vigilia di Natale del 1940, quando una nuova guerra mondiale scoppia e si prolunga per decenni, riportando l’umanità a uno stato primitivo. Nel 1966, una piaga globale viene diffusa da un nemico sconosciuto, decimando la popolazione. Entro il 1970, la civiltà è ridotta a piccoli feudi governati da tiranni locali, come nella decaduta Everytown, fulcro della vicenda.
A sconvolgere questa stagnazione giunge l’arrivo di un misterioso aereo, simbolo del progresso, guidato da un emissario di una nuova società tecnocratica, fondata su scienza, ricerca e razionalità. Questa civiltà ha prosperato in altre regioni del mondo e intende ricostruire la società globale su basi nuove, sostenute dalla conoscenza e da un governo planetario.
Una società futuristica tra razionalismo e autoritarismo
Nel corso dei decenni successivi, l’umanità rinasce: sorgono città sotterranee ipertecnologiche, governate da élite intellettuali. Tuttavia, il malcontento verso il progresso, latente per anni, esplode nuovamente nel 2035, quando viene annunciato il primo lancio spaziale destinato a trasportare nuovi Adamo ed Eva oltre la Terra.
Questo evento scatena rivolte popolari, alimentate dalla paura e dalla convinzione che proprio la scienza sia la causa delle passate tragedie. Nonostante le violenze, la missione spaziale ha successo e il film si chiude con un monologo solenne del leader della nuova era, Oswald Cabal, interpretato da Raymond Massey. Il suo discorso sottolinea il destino inesorabile dell’umanità: continuare a progredire, conquista dopo conquista, senza mai fermarsi.
Lo stile verboso e pomposo dei dialoghi penalizza talvolta l’efficacia recitativa, ma l’impatto visivo e tematico dell’opera resta potente. La rappresentazione del futuro, pur utopica, appare talvolta più fredda e automatizzata di quella distopica immaginata da Lang in Metropolis. Il governo delle menti più brillanti, seppur presentato come benevolo, si avvicina a una forma di autoritarismo tecnocratico.
L’impronta visiva è affidata all’occhio esperto di William Cameron Menzies, anche designer di produzione, che costruisce scenari spettacolari: dalle città moderne devastate alla desolazione della post-guerra, fino ai paesaggi visionari delle metropoli sotterranee del futuro.
“La vita futura” (visibile per completo in italiano su YouTube) ebbe la sfortuna di avvicinarsi troppo alla realtà. Solo tre anni dopo la sua uscita, i bombardamenti sulla popolazione civile londinese, previsti nel film, sarebbero diventati realtà con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Un tragico segno della lungimiranza di H. G. Wells, che con quest’opera ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del cinema di fantascienza.