L’amministratore delegato, Federico Ghizzoni, della banca italiana Unicredit sta mettendo in atto il piano di riduzione dei costi riducendo i suoi effettivi di 18200 unità entro il 2018. Una misura che rientra nella politica di taglio dei costi prevista dal piano di ristrutturazione che prevede risparmi per circa 800 milioni di euro. Agli annunciati tagli al personale si aggiungeranno anche quelli alle spese amministrative, altri 800 milioni di euro che verranno economizzati nel settore commerciale sia in Austria che in Germania. L’istituto di credito, che sui primi 9 mesi dell’anno ha fatto segnare un utile di 1,5 miliardi di euro, spera grazie alla ristrutturazione di tagliare fra 3 anni il traguardo dei 5,3 miliardi di guadagni sull’insieme dell’esercizio. Dei posti di lavoro che verranno soppressi, circa 6000 saranno invece quelli che Unicredit perderà con la prevista vendita delle proprie attività finanziarie in Ucraina e in Spagna. Ancora una volta a pagarne le conseguenze saranno innanzitutto i dipendenti del gruppo anche tra le filiali italiane, osserva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” che costituiscono il capro espiatorio di politiche aziendali che salvaguardano gli aspetti virtuali dell’alta finanza che quegli concreti della dignità dei dipendenti.
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