Dopo il terremoto e il successivo tsunami che ha colpito l’isola di Sulawesi (chiamata in epoca coloniale Celebes) in Indonesia lo scorso venerdì, con ondate fino a sei metri di altezza, le autorità hanno constatato un aumento del numero delle vittime a due mila, la maggior parte nella città di Palu. I danni più ingenti a Petobo, che è stato raso al suolo e distrutto dallo tsunami.
L’Indonesia, un arcipelago di 17 mila isole e isolotti situati nell’anello di fuoco del Pacifico: è uno dei paesi più vulnerabili ai disastri naturali.
Le autorità dicono che tra i morti ci sono 61 stranieri, mentre 540 sono in gravi condizioni in diversi ospedali. Stimano inoltre che i dispersi siano almeno 5 mila, di cui non si hanno per ora notizie, e dunque il conto delle vittime è destinato a crescere prossimamente.
Sappiamo anche che, come parte della tragedia, circa 1200 prigionieri indonesiani sono fuggiti da tre strutture carcerarie a Celebes dopo che le strutture sono state colpite dal terremoto e dal successivo tsunami, ha detto il ministero della Giustizia lunedì. Ha aggiunto che 16732 persone erano nei campi di evacuazione in 123 luoghi nella città di Palu, distretti di Donggala, Sigi e Parigi Moutong.