Scienze / Ambiente

Scoperto un batterio spaziale nella stazione cinese Tiangong

Scoperto un nuovo microrganismo nello spazio: una variante batterica identificata nella stazione spaziale cinese Tiangong

Un batterio mai osservato prima sulla Terra è stato rinvenuto in orbita

Un team di scienziati ha identificato un nuovo ceppo batterico mai documentato prima sul nostro pianeta, all’interno della stazione spaziale cinese Tiangong. Denominato Niallia tiangongensis, in onore della stazione in cui è stato scoperto, questo microrganismo è una variante di un batterio terrestre che solitamente vive nel suolo e può, in alcuni casi, causare sepsi negli esseri umani.

Analisi genetiche rivelano adattamenti unici alla vita nello spazio

Secondo quanto pubblicato il 3 marzo sulla rivista International Journal of Systematic and Evolutionary Microbiology, il nuovo ceppo batterico mostra adattamenti genetici sorprendenti che potrebbero risultare utili per le future missioni spaziali a lungo termine.

Gli esperti sottolineano che “comprendere le caratteristiche dei microbi nello spazio è fondamentale per proteggere la salute degli astronauti e garantire la funzionalità delle strutture spaziali”.

Origini terrestri ma evoluzione spaziale: un parente del Niallia circulans

Il batterio è stato isolato da campioni raccolti nel 2023 dagli astronauti della missione Shenzhou-15, che hanno prelevato materiale microbico da diverse superfici della stazione usando tamponi sterili. I campioni sono stati poi congelati e trasportati sulla Terra per l’analisi.

Una volta esaminato in laboratorio, il ceppo si è rivelato strettamente imparentato con il Niallia circulans, un batterio di forma bastoncellare che si trova comunemente nel suolo, nelle acque reflue e in alimenti, e noto per la sua capacità di propagarsi tramite spore.

I tratti genetici che rendono il Niallia tiangongensis un “batterio spaziale”

Ciò che rende unico il Niallia tiangongensis non è solo la sua origine insolita, ma anche una serie di mutazioni e adattamenti genetici sviluppati per sopravvivere in condizioni ambientali estreme come quelle della stazione spaziale:

  • Resistenza allo stress ossidativo, causato dalla presenza di radicali liberi
  • Riparazione del DNA danneggiato da radiazioni cosmiche
  • Formazione di biofilm, strutture protettive che aumentano la sopravvivenza in ambienti ostili
  • Capacità di degradare la gelatina per ricavare carbonio e azoto, risorse cruciali in ambienti con nutrienti limitati

Implicazioni per la sicurezza degli astronauti e delle missioni future

Non è ancora stato determinato se questo nuovo batterio spaziale possa rappresentare un rischio per la salute umana. Tuttavia, i ricercatori sono ottimisti: lo studio di microrganismi come questo può offrire nuove informazioni preziose per prevenire eventuali pericoli legati alla proliferazione di batteri nello spazio e migliorare le tecnologie per la sanificazione delle navicelle.

Una scoperta che si aggiunge ad altri precedenti spaziali

Il Niallia tiangongensis non è il primo microrganismo a mostrare adattamenti alla vita extraterrestre. Già nel 2018, un team di scienziati della NASA aveva identificato quattro nuovi ceppi di batteri resistenti agli antibiotici all’interno dei bagni della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Anche in quel caso, i batteri presentavano mutazioni che li aiutavano a sopravvivere in assenza di gravità e in presenza di radiazioni.

Microbi nello spazio: un’area di studio sempre più strategica

La scoperta del Niallia tiangongensis conferma l’importanza di monitorare la microbiologia ambientale nelle stazioni spaziali. Ogni nuova identificazione arricchisce la nostra comprensione su come la vita microbica possa evolversi fuori dalla Terra e su come questi microrganismi spaziali potrebbero influenzare le missioni umane su lunga durata, comprese quelle verso la Luna e Marte.

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