Anche questa sera Canale 5 trasmetterà “Francesco, il Papa della gente”, la prima serie tv al mondo dedicata alla vita del Pontefice di cui sabato 17 dicembre ricorrerà l’80esimo compleanno.
L’opera del regista Daniele Luchetti – in prima visione per il grande pubblico televisivo di Canale 5 (foto) e acquistata da Netflix per l’utilizzo streaming in tutto il mondo Europa esclusa – racconta il percorso umano e spirituale durato più di mezzo secolo che ha portato Jorge Bergoglio, figlio di emigrati italiani in Argentina, all’elezione del 2013 in San Pietro.
Ideata, prodotta e totalmente finanziata dal Gruppo Mediaset con 15 milioni di dollari, la serie è stata realizzata da Taodue in 16 settimane di riprese tra Argentina, Germania e Italia con un cast di attori internazionali e oltre 3.000 comparse.
Daniele Luchetti: “Francesco, il Papa della gente” è una serie inchiesta.
Un’inchiesta iniziata quasi due anni fa a Buenos Aires, dove con Pietro Valsecchi prima, e con Martin Salinas poi, ci siamo messi sulle tracce di Bergoglio.
Per capire cosa raccontare, per mantenere una relazione onesta con il personaggio, senza esaltarlo ne’ ridurlo, ho dovuto scavare nelle testimonianze dirette di chi lo conosce e di chi ha vissuto accanto a lui. Finché sono arrivate le prime illuminazioni. “Jorge era un uomo preoccupato”. “Jorge ha sorriso per la prima volta quando lo abbiamo visto diventare Papa”.
Tutti indizi che andavano in un’unica direzione. Bergoglio oggi sembra essere un uomo coraggioso perché è passato attraverso molti inferni e qualche purgatorio. L’inferno della dittatura argentina, che struttura il film e lo tiene in piedi attraverso un racconto anche politico e umano, che a mio avviso evita il luogo comune del “predestinato”.
Questo non è un film religioso, ma racconta un personaggio che crede. E nel raccontarlo sono stato dalla sua parte, cercando di mettere assieme gli indizi, scrutando il suo volto durante omelie e interviste di “prima” della sua elezione, e infine cercando di rispettare soprattutto le leggi del raccontare, che impone assieme al rispetto della verità il rispetto per il narrare.
Un cenno agli attori argentini, cileni e spagnoli che mi hanno seguito in questa avventura: ho avuto un cast straordinario, che ha saputo sostenere la storia dando credibilità e umanità ai personaggi realmente esistiti e a quelli che ho reinventato mettendo assieme più persone in un volto solo.
Fare questo film è stato un campo di battaglia nel quale ho imparato molto, conosciuto da vicino persone incredibili. L’Argentina, dove le ferite sono ancora fresche ma dove circola una incredibile energia, dove i problemi economici ogni giorno liberano energie per noi nuove. Non è un caso che il rinnovamento della chiesa potrebbe venire dall’America Latina.
Per me è stato un onore scavare nelle radici di una persona che catalizza su di sé l’energia di un intero continente e dei suoi movimenti politici, religiosi, culturali e che ha avuto la fortuna di vivere una vita che somiglia a una storia.