La Norvegia ha in programma un’importante espansione dell’esplorazione petrolifera nella sua parte dell’Artico con l’obiettivo di trovare nuovi campi che le consentano di mantenere l’attività a lungo termine. Il governo conservatore ha annunciato questa settimana che metterà all’asta fino a 136 nuovi blocchi esplorativi, 125 nel Mare di Barents, un settore non ancora sfruttato dell’Oceano Artico e il resto nel Mare di Norvegia.
Tina Bru, ministro norvegese del petrolio e dell’energia, ha affermato che le nuove scoperte sono essenziali “per mantenere posti di lavoro e creare valore”. La Norvegia è il più grande produttore di petrolio dell’Europa occidentale e uno dei principali esportatori di gas al mondo – nel 2017 ha superato il Qatar ed è diventato il secondo, solo dietro la Russia – e ha il più grande fondo sovrano al mondo, con un valore vicino ai trilioni di euro grazie alla ricchezza derivata dallo sfruttamento degli idrocarburi.
Il Consiglio Petrolifero del paese stima che finora sia stato sfruttato il 48%. La decisione ha scatenato l’ira delle organizzazioni ambientaliste.
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