José “Pepe” Mujica è morto a 89 anni: l’Uruguay e il mondo salutano una figura storica della sinistra internazionale
José Mujica, ex presidente dell’Uruguay e simbolo della sinistra latinoamericana, è morto all’età di 89 anni nella sua fattoria nei pressi di Montevideo. L’ex capo di Stato soffriva da tempo di un tumore all’esofago e, secondo quanto comunicato dalla moglie ed ex vicepresidente Lucía Topolansky, si trovava in condizioni terminali. La notizia del decesso è stata confermata nel pomeriggio del 13 maggio dal presidente uruguayano Yamandú Orsi.
Lutto nazionale in Uruguay per la morte di José Mujica
Il governo dell’Uruguay ha annunciato un periodo di lutto nazionale in seguito alla scomparsa di Mujica. Il ministro dell’Interno Carlos Negro ha informato la stampa che il decreto presidenziale sarà firmato a breve da Yamandú Orsi. Durante i giorni di lutto, le bandiere nazionali saranno esposte a mezz’asta in tutti gli edifici pubblici. Un gesto che sottolinea la portata storica e il valore simbolico della figura di Mujica nella coscienza collettiva del Paese.
Dai Tupamaros alla presidenza: una vita al servizio del popolo
Nato nel 1935, José Mujica ha attraversato gran parte della storia moderna dell’Uruguay da protagonista. Negli anni ’60 entrò nel movimento armato dei Tupamaros, gruppo di guerriglia urbana di ispirazione marxista. Fu arrestato varie volte e trascorse circa 15 anni in prigione, molti dei quali in isolamento, fino alla sua liberazione in seguito alla restaurazione della democrazia nel Paese.
La sua esperienza di vita nelle carceri influenzò profondamente il suo pensiero politico, portandolo a rifiutare gli eccessi del potere e a promuovere una visione umanista, pacifista e solidale della politica.
La presidenza tra riforme sociali e stile di vita austero
Eletto presidente dell’Uruguay nel 2009, Mujica guidò il Paese fino al 2015 con un mandato caratterizzato da riforme progressiste e grande attenzione ai temi della giustizia sociale. Tra i provvedimenti più noti del suo governo si ricordano la legalizzazione della cannabis, l’approvazione del matrimonio egualitario e la regolamentazione dell’aborto, misure che resero l’Uruguay un modello di progresso civile in tutta l’America Latina.
Celebre in tutto il mondo per la sua sobrietà, Mujica rifiutò di vivere nel palazzo presidenziale e mantenne il suo stile di vita semplice, continuando a risiedere nella sua casa di campagna. Donava gran parte del suo stipendio presidenziale a organizzazioni benefiche, conquistando l’ammirazione di milioni di persone per la sua coerenza tra parole e azioni.
Il ritiro dalla politica e l’impronta lasciata nella storia
Concluso il suo mandato, Mujica si ritirò ufficialmente dalla scena politica, anche se rimase una figura di riferimento morale e culturale. Si dedicò all’agricoltura, alla scrittura e a una vita ritirata, coerente con i suoi principi. Nonostante il ritiro, Mujica continuò a partecipare a eventi pubblici e a rilasciare interviste, ribadendo la sua visione del mondo basata sulla sobrietà, il rispetto per la natura e la giustizia sociale.
La sua figura è oggi considerata un punto di riferimento globale, un simbolo di resilienza, onestà e umanità, capace di influenzare non solo il dibattito politico ma anche l’immaginario collettivo.
Un addio che commuove il mondo
La morte di José Mujica rappresenta una perdita profonda per l’Uruguay e per l’intera sinistra internazionale. Leader carismatico e uomo di valori profondi, Mujica ha saputo incarnare una forma di leadership etica e rivoluzionaria, lontana dalle logiche del potere convenzionale. La sua eredità sopravvive oggi nelle riforme che ha promosso, nel ricordo dei suoi discorsi appassionati e nella testimonianza concreta di una vita vissuta all’insegna della dignità e della coerenza.