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Gabriela Mistral, la poetessa che “spinse” Pablo Neruda

GABRIELA MISTRAL DOODLE GOOGLE – La poetessa cilena Gabriela Mistral viene ricordata oggi con un doodle su Google. Nata il 7 aprile 1889 a Vicuña in Cile, la poetessa, insegnante e femminista cilena, è stata la prima donna latinoamericana a vincere il Premio Nobel per la letteratura, nel 1945.

Nel doodle vengono riportate due sue famose frasi in spagnolo: “Dame la mano e danzaremos” (dammi la mano e balleremo) e “dame la mano y me amaras” (dammi la mano e mi amerai). Oggi, martedi’ 6 aprile 2015 si festeggia il 126esimo anniversario della sua nascita.

Gabriela Mistral fu insegnante di un altro famoso poeta cileno, Pablo Neruda. E’ stata la protagonista del doodle odierno ad averlo incoraggiato ad intraprendere la carriera artistica.

Pensate che il nome Gabriela Mistral e’ pseudonimo di Lucila de María del Perpetuo Socorro Godoy Alcayaga, e la scelta di questo pseudonimo sta nell’unione dei nomi dei suoi due poeti preferiti, ossia Gabriele d’Annunzio e Frederic Mistral.

Nel corso della sua vita (muore a New York il 10 gennaio 1957 all’eta’ di 68 anni) Gabriela Mistral ha viaggiato molto: Messico, America latina (Brasile, Uruguay e Argentina) fino ad arrivare negli Stati Uniti e in Europa fino in Spagna. Divenuta console del Cile, dal 1932 fino alla sua morte, arrivo’ a svolgere questo compito nelle città di Napoli (Italia), Madrid (Spagna), Petrópolis (Grecia), Nizza (Francia), Lisbona (Portogallo), Los Angeles e Santa Barbara (Stati Uniti), Veracruz (Messico), Rapallo e ancora Napoli (Italia) e, per finire, New York.

Gabriela Mistral ha pubblicato nel corso della sua vita, centinaia di articoli in periodici e giornali, praticamente di tutti quelli dei Paesi di lingua Spagnola. Tra i suoi scritti piu’ celebri citiamo Sonetos de la Muerte (1914), Desolación (1922), Lecturas para Mujeres (1923), Ternura (1924), Nubes Blancas y Breve Descripción de Chile (1934), Tala (1938), Antología (1941), Lagar (1954), Recados Contando a Chile (1957), Poema de Chile (1967, postumo), i quali mostrano la sua innata ispirazione nel cantare l’amore, l’affetto per la madre, le proprie memorie dolorose, la tristezza e la guarigione.

Giovanni Fortunato

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