Le industrie farmaceutiche in Italia: il successo è su tutta la linea. Stando a quanto dichiarato dall’economista Fabio Pamolli, durante l’evento “Formiche” organizzato dal Cerm e tenutosi a Roma il 21 febbraio scorso, il nostro Paese si è piazzato in seconda posizione nella classifica UE in base al fatturato, immediatamente dopo la Germania. Da questo punto di vista, i dati relativi alla nostra industria farmaceutica sono davvero positivi: il fatturato è stato quasi decuplicato nel giro di poco più di 10 anni, senza poi considerare la quantità di prodotti farmaceutici che la nostra industria esporta fuori dai confini nazionali (circa il 73% del totale). E le prospettive di questo settore, poi, sono ancora più positive.
La situazione delle aziende farmaceutiche in Italia
I dati esposti da Fabio Pammolli durante la conferenza organizzata dal Cerm, se approfonditi, parlano di una situazione davvero positiva. Per quanto concerne il fatturato delle aziende che si muovo all’interno di questa industria, il 2016 ha portato in dote circa 30 miliardi di euro, con le prime dieci aziende in graduatoria a spartirsi poco meno della metà del totale (circa 12 miliardi di euro). Questi sono numeri che sottolineano la presenza di una sana competizione in questo settore, dato che escludendo le prime della classe, fra le quali troviamo anche l’azienda farmaceutica di Milano Giuliani Pharma, le altre 200 aziende farmaceutiche presenti nella nostra industria si danno quotidianamente battaglia per conquistare una posizione in classifica sempre più alta.
Inoltre, anche da un punto di vista di investimenti l’Italia si pone in prima fila in Europa, considerando che – solo nel 2016 – nel settore farmaceutico sono stati investiti quasi 3 miliardi di euro: il che rappresenta ovviamente uno dei principali motivi
La situazione dell’industria farmaceutica in Lombardia
E a proposito di investimenti, alcune delle regioni dello Stivale si sono fatte notare anche per lo sviluppo della ricerca farmaceutica: nello specifico, parliamo di esempi virtuosi come la Lombardia, che ha di recente avviato una partnership con le aziende farmaceutiche di Milano e di altri centri lombardi per potenziare lo studio delle malattie rare e la diffusione delle informazioni più importanti presso le famiglie. E non è un caso che la stessa regione ospiti uno dei centri sullo studio delle patologie rare maggiormente all’avanguardia non solo in Italia, ma anche in Europa: il coordinamento del suddetto centro si trova attualmente dislocato presso l’Istituto “Mario Negri Aldo e Cele Daccò” a Bergamo.
Infine, da sottolineare che qualche segnale positivo lo si è registrato anche nel campo della ricerca indipendente, per merito di enti come l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco): una notizia molto importante, soprattutto alla luce del fatto che – soprattutto in questo settore – gli investimenti non sono mai abbastanza.