Si avvicina un momento cruciale per l’estensione del Bonus Mamme anche alle lavoratrici con contratti precari.
La Corte costituzionale è pronta a esprimersi sul ricorso promosso dal Tribunale di Milano, che potrebbe ampliare la platea delle beneficiarie escludendo discriminazioni tra lavoratrici a tempo indeterminato e a termine.
La vicenda prende spunto dall’ordinanza n. 217/2024 del Tribunale di Milano, che ha sollevato un dubbio di legittimità costituzionale sulla norma attualmente vigente, contenuta nell’articolo 1, commi 180-181, della legge n. 213/2023 (Legge di Bilancio 2024).
La questione di legittimità costituzionale sul Bonus Mamme
Questa disposizione limita il diritto al Bonus esclusivamente alle madri con contratto a tempo indeterminato, escludendo le lavoratrici con contratto a termine e le lavoratrici domestiche.
Secondo i giudici milanesi, tale limitazione potrebbe violare i principi sanciti dagli articoli 3, 31 e 117 della Costituzione italiana, nonché la normativa europea, in particolare il principio di non discriminazione previsto dalla Direttiva UE 1999/70/CE che tutela i lavoratori a tempo determinato. La norma, quindi, rischia di creare una disparità ingiustificata tra categorie di lavoratrici madri.
Sentenze favorevoli alle lavoratrici precarie: un quadro giurisprudenziale in evoluzione
Il sindacato Anief, promotore del ricorso con il presidente nazionale Marcello Pacifico e il supporto degli avvocati Walter Miceli e Nicola Zampieri, ha già ottenuto numerose pronunce favorevoli in vari tribunali italiani, tra cui quelli di Lodi, Biella, Vercelli, Torino, La Spezia e Catania.

Queste sentenze hanno riconosciuto che l’esclusione delle lavoratrici precarie dal Bonus Mamme contrasta con la normativa europea e deve essere superata.
Un caso emblematico è quello del Tribunale di Lodi, che ha concesso l’agevolazione a una docente madre di due figli con contratto a termine, disapplicando la norma nazionale perché in contrasto con il diritto comunitario. Questi successi giurisprudenziali confermano la fondatezza della richiesta di estendere il Bonus anche alle madri lavoratrici precarie.
Come richiedere il Bonus Mamme e le prospettive future
Il Bonus Mamme, che ammonta a 3.000 euro annui, rappresenta un importante sostegno economico per le famiglie con figli. In attesa della decisione definitiva della Corte costituzionale, il sindacato Anief invita le lavoratrici madri con contratti a termine o altre forme di lavoro precario a presentare ricorso per ottenere il riconoscimento del beneficio e interrompere la prescrizione dei crediti contributivi.
Marcello Pacifico ha sottolineato che i ricorsi sono stati promossi da docenti, collaboratrici e assistenti scolastiche precarie, madri di due o più figli, e che lo Stato dovrà mettere a disposizione fondi per circa 200 milioni di euro nel 2024 e altrettanti nel 2025 per garantire l’estensione della misura a tutte le categorie di lavoratrici madri.
Le lavoratrici interessate possono aderire alle procedure predisposte da Anief per richiedere il bonus e ottenere un risarcimento contributivo fino a 3.000 euro l’anno, un passo importante per il riconoscimento di un diritto che fino ad oggi è stato limitato ingiustamente.