Nel 2023, gli italiani hanno abbandonato i telegiornali tradizionali a favore di altri mezzi di comunicazione. L’unico telegiornale a guadagnare ascoltatori è stato il TgLa7, mentre Rai e Mediaset hanno perso un numero significativo di spettatori. Il Tg1 è ancora il più visto, ma il Tg5 si sta avvicinando. Il Tg2 ha perso quota di mercato e ascoltatori, mentre il Tg3 e la TgR hanno perso ascolti, ma guadagnato quota di mercato. Il TgLa7 ha aumentato la sua quota di mercato e raggiunto il Tg2. Studio Aperto e il Tg4 sono rimasti stabili.
In un articolo pubblicato oggi, La Repubblica afferma che i dati deludenti, la destra ha continuato a occupare i giornali e le strutture Rai in modo aggressivo. È stata segnalata una serie di promozioni e nuove assunzioni, spesso ottenute attraverso scambi discutibili. Alcuni giornalisti sono stati incoraggiati a lasciare il sindacato Usigrai per unirsi al nuovo sindacato Unirai, creando un disequilibrio politico nella rappresentanza interna. Questa manovra è stata vista come un tentativo di consolidare il potere della destra.
Sempre nell’articolo de La Repubblica si discute delle recenti nomine di co-direttori e vice-direttori alla Testata regionale e al Tg2. Inoltre, si menzionano le promozioni presso il Tg2 e la Radio. L’articolo evidenzia come questa voracità di assunzioni si sposi con il deficit di bilancio di mezzo miliardo di euro della Rai. Si menziona anche la cancellazione del premio di risultato per i giornalisti, che rischia di premiare solo pochi individui e penalizzare gli altri. Infine, si fa riferimento a possibili proteste nelle redazioni.
La perdita di ascolti dei telegiornali RAI, secondo il nostro opinabile punto di vista, è un processo generazionale, inevitabile vista la continua politicizzazione dei vertici Rai. La “lottizzazione” del servizio pubblico, è praticato da decenni e non ha fatto altro che allontanare i cittadini sia dalla RAI che dalla politica.