La vita di Samuel Morse: dall’invenzione del telegrafo alla difesa della schiavitù

samuel morse codice morse

La vita di Samuel Morse: l’artista che inventò il telegrafo e fu un fervente sostenitore della schiavitù

Samuel Finley Breese Morse, nato il 27 aprile 1791 a Charlestown (oggi parte di Boston), è principalmente conosciuto come l’inventore del telegrafo e del celebre codice Morse, un sistema di comunicazione che ha rivoluzionato le modalità di trasmissione delle informazioni. Tuttavia, la sua vita e la sua carriera sono segnate da eventi contrastanti e da una personalità complessa, che include anche posizioni controverse, come il suo sostegno alla schiavitù.

Un’infanzia turbolenta e un percorso di studi eclettico

Samuel Morse apparteneva a una famiglia benestante e con forti radici protestanti. Suo padre, Jedidiah Morse, era un pastore e geografo, mentre la madre, Elizabeth Ann Finley Breese, proveniva da una famiglia influente. Fin da giovane, Samuel mostrò un interesse per diverse discipline, che spaziavano dalla filosofia religiosa alle matematiche, fino alla veterinaria. Dopo aver studiato alla Phillips Academy di Andover e successivamente al Yale College, Morse si laureò nel 1810 con il massimo dei voti, pur non avendo ancora una direzione ben definita nella sua vita.

Durante gli anni a Yale, Morse sviluppò un interesse per l’elettricità, una passione che avrebbe influenzato profondamente la sua futura invenzione del telegrafo. Tuttavia, in quel periodo, la sua carriera artistica sembrava prevalere. Dopo aver studiato disegno a Londra, Morse divenne un noto ritrattista, realizzando importanti opere tra cui il ritratto dell’ex presidente degli Stati Uniti John Adams e quello di Gilbert du Motier, marchese di Lafayette. La sua carriera artistica ebbe un picco significativo con il ritratto del presidente James Monroe nel 1820.

La tragedia personale e l’invenzione del telegrafo

La vita di Morse subì un grave colpo nel 1825, quando sua moglie, Lucrezia Walker, morì di infarto, lasciandolo devastato. Questo evento tragico segnò un punto di svolta nella sua vita. Morse, in uno stato di profonda depressione, abbandonò temporaneamente la pittura e si dedicò alla sua passione per l’elettricità, ispirato da conversazioni con il medico e inventore Charles Thomas Jackson e dai suoi ricordi delle lezioni su elettricità impartite a Yale. Era convinto che l’uso dell’elettricità potesse migliorare le comunicazioni a distanza.

Nel 1835, dopo numerosi esperimenti, Morse sviluppò un primo prototipo del telegrafo, un dispositivo rudimentale che utilizzava un circuito elettrico per trasmettere segnali attraverso fili. Il sistema, che prevedeva l’uso di punti e tratti per rappresentare lettere e numeri, costituiva la base del futuro codice Morse. La sua invenzione non solo permetteva di inviare messaggi a lunga distanza, ma rivoluzionava completamente la comunicazione, riducendo enormemente i tempi di trasmissione.

Nonostante le difficoltà iniziali, Morse riuscì a perfezionare il suo telegrafo grazie all’aiuto di Alfred Vail e del professore Leonard Gale. Dopo aver ottenuto i fondi necessari, nel 1844 realizzò la sua prima trasmissione di successo tra Baltimora e Washington, inviando il famoso messaggio: “What hath God wrought?” (“Cosa ha fatto Dio?”), un passo storico nell’evoluzione delle comunicazioni.

L’influenza del codice Morse e il suo impatto sul mondo

Il codice Morse, un sistema di segnali costituito da sequenze di punti e tratti, è stato utilizzato a livello mondiale per oltre un secolo, facilitando le comunicazioni in settori come il giornalismo, il soccorso in mare e le operazioni militari. L’invenzione del telegrafo e l’adozione del codice Morse rappresentano un capitolo fondamentale nella storia della tecnologia delle comunicazioni. Sebbene il telegrafo sia ormai obsoleto, il codice Morse è ancora usato oggi in alcuni ambiti, come le comunicazioni di emergenza.

Tuttavia, la vita di Samuel Morse non è stata priva di contraddizioni. L’inventore del telegrafo fu anche un acceso anticattolico e anti-immigrante, schierandosi contro le comunità cattoliche negli Stati Uniti e sostenendo leggi restrittive per gli immigrati provenienti da Paesi cattolici. Inoltre, nel 1850, Morse difese pubblicamente la schiavitù, argomentando che essa fosse una condizione sociale voluta dalla Divina Provvidenza. Queste sue posizioni hanno suscitato forti critiche, soprattutto considerando l’imminente conflitto della Guerra Civile Americana, che aveva la schiavitù come una delle cause principali.

Morse, tuttavia, non si fece scoraggiare dalle controversie e continuò a lavorare al suo telegrafo. Nel 1851, il suo sistema fu adottato ufficialmente in Europa, e nel 1854 la Corte Suprema degli Stati Uniti riconobbe i suoi diritti sull’invenzione. Nel frattempo, la sua compagnia telegrafica creò linee tra le principali città americane, come New York, Filadelfia, Boston e Buffalo.

L’eredità di Samuel Morse

Samuel Morse morì il 2 aprile 1872, all’età di 80 anni, a causa di una polmonite. La sua eredità è legata non solo al suo contributo fondamentale alla comunicazione a distanza, ma anche al suo coinvolgimento in importanti battaglie politiche e sociali. Sebbene il suo telegrafo e il codice Morse abbiano cambiato il mondo, la sua figura rimane segnata dalle sue controversie ideologiche e dalle sue opinioni su temi come la schiavitù e l’immigrazione.

Morse è sepolto nel cimitero di Green-Wood a Brooklyn, New York. La sua storia è una testimonianza di come le innovazioni tecniche possano essere accompagnate da un’individualità complessa, che riflette le sfide morali e sociali del suo tempo.