Scienze / Ambiente

Inviato Messaggio attraverso il primo Buco Nero creato in Laboratorio

Da quando la teoria della relatività generale fu proposta da Albert Einstein nel 1915, gli scienziati hanno cercato di determinare il comportamento dei buchi neri, entità teoriche che rappresentano uno strappo nel tempo e nello spazio che forma un ponte tra due regioni distanti dallo spazio. Tuttavia, pochi sono stati i progressi che gli scienziati hanno raggiunto in questa materia.

In questo contesto, un team di ricercatori dell’Università di Harvard, del California Institute of Technology e di Google Quantum AI è riuscito per la prima volta a simulare due buchi neri in un computer quantistico e inviare un messaggio tra di loro attraverso la scorciatoia nel spazio-tempo.

Il modello ottenuto, precisa l’istituto californiano, permette agli scienziati di esplorare la fisica dei buchi neri e la loro possibile connessione con la cosiddetta gravità quantistica, un insieme di teorie che cercano di collegare la gravità con la fisica quantistica, “due descrizioni fondamentali e ben studiate forme della natura che sembrano intrinsecamente incompatibili tra loro”.

Esplorare la gravità quantistica

Sulla base di proposte teoriche innovative, gli scienziati hanno modellato uno scenario in cui l’energia repulsiva negativa mantiene un buco nero aperto abbastanza a lungo da permettere a qualcosa di passare da un’estremità all’altra. Nell’esperimento, i ricercatori hanno inserito un qubit – l’equivalente quantistico di un bit – in uno dei loro sistemi quantistici e hanno osservato che le informazioni viaggiavano dall’uno all’altro attraverso il buco nero attraversabile.

Queste osservazioni, sottolineano gli esperti, sono coerenti con l’ipotesi che suggerisce che l’informazione che viaggia da un punto all’altro dello spazio possa essere descritta sia nel linguaggio della gravità (buchi neri) sia in quello della fisica quantistica (entanglement quantistico).

“Abbiamo trovato un sistema quantistico che mostra le proprietà chiave di un buco nero gravitazionale, ma è abbastanza piccolo da essere implementato nell’attuale hardware quantistico”, ha affermato Maria Spiropulu, coautrice della ricerca, pubblicata sulla rivista Nature.

Per gli autori, i risultati ottenuti sono solo il primo passo per sviluppare tecniche per indagare la fisica della gravità quantistica. Per questo, sottolineano, sarà necessario sviluppare computer quantistici più potenti e ripetere i test con circuiti quantistici più complessi.

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