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Google, pubblicità online: l’Antitrust accusa di “monopolio”

GOOGLE – CRITICHE DELL’ANTITRUST. Nella relazione annuale si è parlato dell’economia legata al web, e-commerce e pubblicità online, campo in cui, in Italia, si rischia di vedere penalizzato il concetto di concorrenza a causa della potenza di Google e dei potenti social network come Facebook. La Rete, secondo Giovenni Pitruzzella, presidente dell’Antitrust e relatore al Senato, rischia di essere monopolizzata dal gigante di Mountain View, protagonista assoluto del mercto pubblicitario digitale anche per la mancanza di regole adeguate che permettano l’effettiva concorrenza ai grandi e diffusi motori di ricerca e social network.

Chi ne fa le spese? Principalmente, secondo Pitruzzella, l’editoria e i media tradizionali. La sua opinione riassunta in una frase: “Ritengo che vada nella giusta direzione ogni proposta volta a inserire nel novero delle attività ricomprese nel Sistema Integrato delle Comunicazioni (SIC) quelle svolte da operatori fornitori di contenuti, gestori di portali, motori di ricerca, social network, che competono con gli editori tradizionali nell’attività di vendita degli spazi pubblicitari agli inserzionisti“.

Google quindi, e i social network, soggetto pubblicitario, in quanto raccolgono e distribuiscono pubblicità.

Google, di fatto, si sta muovendo sul mercato degli e-book e in generale nel mercato editoriale online, infatti vende anche musica e video attraverso il suo negozio Play.
L’azienda ha inoltre recentemente presentato una nuova versione del suo software Google TV che porterebbe Google sui televisori oltre che su smartphone e computer.

Ma ecco la risposta di Google all’accusa di tentato monopolio: “Siamo felici di poter discutere del business pubblicitario di Google con l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, così come con altri“.

I responsabili dell’azienda Google nella replica precisano: “Quello della pubblicità è un settore altamente competitivo e in costante evoluzione, in cui gli investitori pubblicitari spostano in continuazione i propri budget tra diversi tipologie di media, online e offline“.

Soddisfatto Bernabè per il riconoscimento del rischio per la concorrenza che rappresentano i maggiori soggetti che operano in internet, mentre Schifani sottolinea la necessità della tutela di equità e responsabilità nel settore a favore della concorrenza.

Ricordiamo che Google è già sotto inchiesta per pratiche anticoncorrenziali all’interno della UE e gli è stato concesso un tempo limitato per cambiare le regole di raccolta e distibruzione della pubblicità, altrimenti il grande motore di ricerca si troverà ad affrontare un’azione legale da parte dell’UE.

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