Google AdSense: Maxi-multa dell'Antitrust Ue a Google, la terza in 3 anni!

La guerra tra Europa ed il gigante americano Google continua: terza sanzione, questa volta da 1,49 miliardi di euro, per “pratiche abusive“.

Google occupa già i tre gradini del podio delle maggiori ammende inflitte alle aziende dalla Commissione Europea. Bruxelles ha punito il gigante della tecnologia mercoledì con una maxi-multa da 1,49 miliardi di euro per “abusare della sua posizione dominante” nel mercato della pubblicità online per dieci anni attraverso la sua piattaforma Google AdSense.

Né il declino di tale unità all’interno dell’azienda, né la volontà dell’azienda di apportare modifiche hanno impedito al Commissario Margrethe Vestager di chiudere il dossier di Google con un’altra multa voluminosa. E con questo, il conto raggiunge gli 8,24 miliardi di euro in soli due anni.

Google ha consolidato il suo buon posizionamento nei risultati dei motori di ricerca come la società che, fino ad ora, ha dovuto affrontare le multe più elevate imposte da Bruxelles. La compagnia americana era sotto il controllo della concorrenza da oltre un decennio.

Il dipartimento che dirige Vestager ha deciso di risolvere l’ultima pratica che era in corso con un’altra sanzione milionaria, equivalente all’1,29% del volume di affari di Google nel 2018, e tiene conto della durata e della gravità dell’infrazione.

L’ultima delle tre indagini antitrust che hanno pesato sulla società riguardava la sua divisione Google AdSense. Questa è la parte dell’attività pubblicitaria online della società californiana, che offre ai proprietari di siti Web, da quelli dedicati ai servizi di viaggio ai media, l’inserimento di annunci pubblicitari in specifiche zone delle loro pagine. In cambio, ricevono un reddito se quella pubblicità genera visite agli inserzionisti. Google, d’altra parte, vende tutti quegli spazi di pagine di individui e aziende tra potenziali inserzionisti.

La motivazione dell’antitrust.

Ha abusato della sua posizione dominante sul mercato imponendo un numero di clausole restrittive nei suoi contratti con siti Web di terzi, impedendo ai concorrenti di posizionare la loro pubblicità contestuale su questi siti“.