Salute

Fette congelate di Marlin infette: alto rischio di avvelenamento da sgombroidi

Nella notifica settimanale del Sistema di Allerta Rapido Comunitario (RASFF), l’elenco italiano del sistema di allerta inviata dal Ministero della Salute italiano del 17 giugno, comprende una segnalazione di allarme livello “rischio grave”, per fette di “Marlin” congelato proveniente dal Portogallo. Il prodotto contiene elevate quantità di istamina e di altre amine vasoattive, che causa il cosiddetto «avvelenamento da sgombroidi». Nello specifico, su ordine dell’autorità, è stato disposto il ritiro dal mercato dei prodotti contaminati.

La sindrome sgombroide è una patologia simil-allergica risultante dall’ingestione di pesce alterato

È il secondo tipo più frequente di intossicazione da prodotti ittici, seconda solo alla ciguatera. Spesso tuttavia non viene rilevata perché assomiglia e confusa con l’allergia alimentare. Viene riportata con la massima frequenza relativamente a specie ittiche a carne rossa, appartenenti alle famiglie Scombridae (come il tonno, tonno pinna gialla, tonnetto striato (chiamato anche bonito), sgombro, lampuga, Clupeidae (sardine, aringhe, cheppie) ed acciughe e specie ittiche imparentate con queste, refrigerate o conservate in modo non adeguato dopo la pesca.

L’istamina è una delle sostanze tossiche implicate nell’intossicazione sgombroide

La sindrome sgombroide può derivare dall’inappropriato trattamento del pesce durante l’immagazzinamento o la lavorazione. Quando per l’innesco di processi di degradazione si producono quantità importanti di istamina. L’istamina è una delle sostanze tossiche implicate nell’intossicazione sgombroide. Nel tessuto di pesci in decomposizione sono state trovate altre sostanze chimiche, ma la loro associazione con la sindrome sgombroide non è stata stabilita chiaramente.

Le manifestazioni cliniche dell’intossicazione riguardano l’apparato gastrointestinale (nausea, vomito, diarrea) il sistema nervoso centrale (vertigini, cefalea), la cute (rush). Raramente si osservano disturbi respiratori e ipotensione.

L’inizio della sintomatologia è rapido (20-30 minuti dall’assunzione dell’alimento) e i disturbi, abitualmente di lieve entità, si risolvono generalmente in breve tempo. Solitamente durano meno 24 ore. La sindrome, sebbene frequente, viene spesso diagnosticata come reazione allergica alimentare.

Pertanto Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, invita chiunque avesse acquistato questi prodotti a non consumarli e a consegnarli al rivenditore o al Servizio igiene degli alimenti e nutrizione della ASL locale.

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