VULCANI PAVLOF E CLEVELAND – La lava ha ricominciato a scorrere da ieri dai crateri di 2 vulcani dello Stato Federale dell’Alaska.
L’Alaska Volcano Observatory ha registrato un’intensa attività, portando il codice di allerta al secondo livello, quello “arancione”, soprattutto in relazione ai problemi che le eruzioni potrebbero creare ai voli commerciali e turistici: “improvvise esplosioni sono possibili con poco o nessun preavviso“.
I vulcani sono il Pavlof, per cui già nei giorni scorsi si era registrato un aumento dell’emissione di calore grazie alle riprese satellitari, e il Cleveland, che aveva eruttato nei primi giorni del mese di maggio. La lava sul fianco sud orientale del monte Cleveland si estende ormai per circa un chilometro.
Il vulcano Pavlof, la più alta delle due cime con i suoi 8261 metri, ha fatto registrare un aumento dell’attività sismica e la lava è stata infine avvistata lungo il fianco nord per la lunghezza di circa 500 metri.
A differenza del vulcano Cleveland, che comprende tutta la parte occidentale dell’isola di Chuginadak, nelle Isole Aleutine, il Pavlof non si trova su un’isola, ma è collegato alla terraferma dell’Alaska, più vicino alla città principale, quella di Anchorage, che rappresenta il punto di snodo della comunicazione
Il Cleveland e il Pavlof potrebbero produrre nubi di cenere con notevole impatto sulla fauna selvatica e gli esseri umani, ma soprattutto le grandi nubi di cenere potrebbero avere ripercussioni sulla praticabilità dello spazio aereo sovrastante. Un problema notevole preso in esame già in passato, in particolare per l’eruzione del Cleveland del febbraio 2012. Venne calcolato in quell’occasione che il 90% del trasporto merci aereo dall’Asia verso l’Europa e il Nord America sorvola lo spazio aereo dell’Alaska, e centinaia di voli attraversano l’area sopra i vulcani quotidianamente.