Fisco: Agenzia Entrate chiede 12,5 milioni di IVA a X (ex Twitter)

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L’Agenzia delle Entrate contesta a X (ex Twitter) il mancato pagamento di 12,5 milioni di euro di IVA

L’Agenzia delle Entrate, a seguito delle verifiche condotte dalla Guardia di Finanza, ha contestato a X (l’ex Twitter) una somma pari a 12,5 milioni di euro di IVA non versata nel periodo compreso tra il 2016 e il 2022. La contestazione riguarda un aspetto cruciale delle attività economiche svolte dalla piattaforma social, ovvero il trattamento delle iscrizioni gratuite degli utenti e la modalità con cui la piattaforma raccoglie i dati personali degli stessi.

L’accusa: la profilazione degli utenti come permuta soggetta a IVA

Secondo quanto emerso dall’inchiesta, l’Agenzia delle Entrate ritiene che il meccanismo di iscrizione gratuito degli utenti alla piattaforma social, che implica la cessione dei dati personali e la loro successiva profilazione a fini pubblicitari, debba essere considerato come una permuta tra beni differenti. In questo caso, l’oggetto dello scambio sarebbe la dati personali degli utenti, che vengono ceduti in cambio dell’accesso gratuito al servizio.

La permuta tra beni diversi è soggetta al regime IVA, e quindi, secondo le indagini, andrebbe tassata come una transazione commerciale. In sostanza, la piattaforma avrebbe dovuto versare l’IVA sui dati ottenuti dagli utenti, trattati come beni oggetto di scambio per il servizio offerto.

Il social network, che nel 2022 è stato acquisito da Elon Musk, si trova quindi ad affrontare una contestazione fiscale importante. Se la tesi dell’Agenzia delle Entrate dovesse essere confermata, X potrebbe trovarsi a dover saldare non solo l’importo contestato, ma anche eventuali sanzioni e interessi per il ritardato pagamento dell’IVA.

Le implicazioni per il futuro di X e la gestione fiscale dei dati

Questa contestazione rappresenta un importante precedente per la gestione fiscale delle piattaforme social, che spesso operano in modo complesso, raccogliendo una quantità significativa di dati personali e utilizzandoli per creare profili pubblicitari. La decisione dell’Agenzia delle Entrate potrebbe influire su come verranno trattate in futuro simili operazioni economiche, aprendo a nuovi scenari per le aziende che, come X, operano nell’ambito dei social media e della profilazione digitale.

In attesa di eventuali sviluppi legali, la questione solleva interrogativi sulla regolamentazione delle tasse sui dati e sulle modalità di applicazione dell’IVA in ambiti digitali, sempre più centrali nell’economia globale.