Un interessante articolo dal titolo “Cosa si nasconde nel mare del Golfo di Napoli?” pubblicato ieri da INGV Terremoti. Da poco è stato scoperto un “rigonfiamento del fondo marino” davanti al porto di Napoli. I napoletani si sono subito preoccupati e si sono chiesti se vi è qualche relazione con i Campi Flegrei (uno dei 3 peggiori supervulcani al mondo) e il Vesuvio.
Il Centro Nazionale Terremoti ha studiato negli ultimi anni il Golfo di Napoli per studiare le emissioni gassose sottomarine. Fenomeno comune in questa area. Tutti sappiamo che è un’area vulcanica attiva dove coesistono i vulcani di Ischia, Campi Flegrei e Vesuvio. Situazione molto simile a quella che si incontra per esempio in Giappone e in Islanda.
I dati presentati nell’articolo di INGV Terremoti (fonte) sono molto interessanti. Vengono mostrati i risultati delle indagini effettuate nella missione a bordo della nave Urania del CNR sul Golfo di Napoli. Dati che hanno portato a questa conclusione: “La sorgente dei gas del duomo sottomarino (foto), dei Campi Flegrei e del Vesuvio è la stessa: il mantello, che in questa area si trova a circa 20 km di profondità”.
E soprattutto, è pericoloso? Per chi crede alle profezie di Nostradamus, la preoccupazione esiste. Per gli scienziati, invece, la struttura sottomarina individuata nel Golfo di Napoli “si è formata con gas profondi che vengono dal mantello e dalla crosta sovrastante e non dalla decomposizione di materiale organico, come il metano. Questi gas sono quindi di origine vulcanica e idrotermale. Per questa ragione, in assenza di altre fenomenologie (esempio terremoti, accelerazione delle deformazioni), il duomo sottomarino del Golfo di Napoli non desta particolare preoccupazione”.
«Un duomo sottomarino è una struttura morfologica che corrisponde essenzialmente a un rigonfiamento sul fondo del mare. Quello scoperto nel golfo di Napoli è dovuto alla risalita di gas, prevalentemente anidride carbonica, una composizione non dissimile si ha nelle fumarole dei Campi Flegrei o del Vesuvio, ma con la differenza che qui si tratta di gas freddi, cioè non ad alta temperatura che risalgono attraverso condotti verticali da 50 a 100 metri».
Lo dice al Mattino Guido Ventura (guarda il video), dell’Ingv di Roma, tra i coordinatori della ricerca pubblicata su Nature.
La struttura resta sotto controllo per rilevare eventuali sintomi che potrebbero “preludere a un’eruzione idrotermale o alla nascita di un vulcano sottomarino. Cosa del tutto normale in questa area, dove Ischia e altri vulcani sommersi nella zona flegrea e vesuviana si sono formati nel passato”. Per INGV Terremoti, in termini di pericolosità vulcanica, la priorità continuano a essere per i Campi Flegrei, il Vesuvio e Ischia.
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